Ok, siamo alle solite.

La nostra economia ristagna e siamo parecchio in crisi rispetto al resto d’Europa e noi cosa facciamo? Ci buttiamo sui brevetti per salvarci…

Confindustria dice si ai brevetti:

[…]

Diverse sono le soluzioni prospettate per favorire la ripresa dell’economia italiana. Esse si concentrano tuttavia su un unico punto: incentivare l’innovazione di prodotto, processo e servizio, **stimolando gli investimenti in R&S.
**

[…]

Per spingere le imprese ad investire in R&S occorre però creare incentivi. L’incentivo principale è in questi casi costituito dalla possibilità, non solo di recuperare l’investimento iniziale, ma di realizzare profitti. Ciò che è possibile soltanto riconoscendo alle imprese il diritto di sfruttare in via esclusiva, per un determinato periodo di tempo, il frutto della propria attività innovativa.

I diritti di proprietà intellettuale e, in maniera particolare, i brevetti servono proprio a questo scopo e costituiscono un importante strumento di sviluppo e di crescita per le imprese, soprattutto le PMI, che, per mezzo di essi, possono ottenere un consolidamento dei propri vantaggi di business (quando questi siano basati su qualità e fatti tecnici) non altrimenti conseguibile.

Ora intanto il nostro settore R&S e’ sempre stato piccolo, gli investimenti non son visti di buon occhio e il ricorso alle nuove tecnologie ancora meno… e’ colpa della nostra mentalita’ e di paura fose di rischiare…

E poi non contiamo che i grandi hanno risorse, mentre i piccoli e’ difficile che investano nella ricerca… e il Nord almeno ha la maggioranza di piccole industrie…

Le imprese italiane vedono pertanto con favore una direttiva di armonizzazione in materia di brevettabilità delle invenzioni realizzate per mezzo di elaboratore, che si proponga di eliminare le ambiguità ed incertezze derivanti dall’adozione di diverse prassi interpretative da parte degli uffici brevetti degli Stati Membri e di rendere così certo l’ambito di applicazione della protezione.

Mentre il cuore e’ questo:

Pur rimanendo il software non brevettabile di per sé, la tutela diretta del software in quanto attua, e in subordine a, invenzioni brevettabili di prodotto o processo, costituisce un elemento importante per lo sviluppo di nuove tecnologie.
Si pensi, per citare soltanto uno dei possibili esempi, alla sempre più frequente convergenza tra informatica e telecomunicazioni che rende possibile lo sviluppo di nuove architetture di rete e quindi l’offerta di soluzioni tecniche innovative che corrispondono ad esigenze del mercato che non hanno ancora trovato risposta.

Ora il problema e’ che ne ho gia’ discusso, ma la chiave di tutto e’ il concetto che per la nostra realta’ passare ai brevetti sarebbe dannoso a dir poco: le nostre software house sono niente rispetto alle grandi multinazionali e verrebbero assorbite o distrutte da questo sistema…

Maggiori riferimenti li trovate come al solito qui:

-> No Software patents ( it )

Vediamone alcuni passi, “La bugia dell’innovazione“:

I brevetti vengono sempre equiparati all’innovazione. Ancora peggio, un incremento nel numero di brevetti detenuti o assegnati ad un’organizzazione, paese o regione viene visto come un incremento dell’innovazione.

Se un governo dicesse che è in pieno boom economico solo perchè ha coniato più moneta, la gente se ne accorgerebbe subito a causa della crescita dell’inflazione. Se un governo dicesse che sta costruendo nuove strade, la gente vorrebbe sapere quanti km di nuove strade sono stati costruiti, e non si accontenterebbe di un incremento del numero di cartelli di divieto.
[…]
Come un governo può facilmente coniare nuovo denaro, non ci vuole molto ad inflazionare il registro dei brevetti. Il metodo più semplice per ottenere più brevetti è di abbassare gli standard minimi per un brevetto.
E’ esattamente quello che sta accadendo dappertutto nel mondo negli ultimi anni. Ed è un fenomeno di così vaste proporzioni che, se l’equazione tra brevetti ed innovazione fosse corretta, dovremmo avere economie fiorenti dappertutto. Come sappiamo, sfortunatamente, le cose non stanno così.

Ecco quello che dice Deutsche Bank Research:

“Uno potrebbe essere tentato di considerare regimi di protezione sulle proprietà intellettuali ancora più rigidi per fornire ancora più stimoli all’innovazione. Questa è una condizione sbagliata, comunque. Un primo esempio è quello dei brevetti software, che a prima vista possono essere visti come una logica estensione del classico brevetto tecnologico. Ma creare software differisce in modo marcato dal creare macchinari e simili.”

O ancora

Uno degli errori peggiori è quello di confrontare aziende, paesi o regioni sulla base del numero di brevetti.

[…]

Sotto queste pressioni finiscono con l’abbassare gli standard ed estendere il concetto di brevettabilità anche a campi dove questa non sarebbe applicabile, specialmente al software.

[…]

L’aumento del numero di brevetti non è un metro sensato perchè chiunque può ottenere un simile risultato se gli standard sono sufficientemente bassi.

[…]

I brevetti scoraggiano l’innovazione in alcuni settori.
Se tu (come persona o come azienda) investi tempo e denaro nello sviluppo di un prodotto, allora devi avere la certezza di poterlo infine commercializzare. Col sistema di brevetti non saprai mai se qualcuno ha già brevettato una determinata idea, o la registrerà mentre tu stai lavorando sul tuo prodotto.
Nel caso peggiore finirai per non poter commercializzare il prodotto sol perchè qualcun altro è arrivato per primo all’ufficio brevetti. Chiaramente tutto questo rende molto meno appetibili gli investimenti nell’innovazione tecnologica.

E quando Confindustria dice che passare alla tutela dei brevetti software difendera’ gli investimenti e la qualita’ italiana ha mai pensato agli accordi tra i grandi che non si interessano del proprio Paese?

E’ interessante notare che gli stessi che utilizzano i brevetti come indice di innovatività e competitività non si preoccupano degli accordi di cross-licensing.
Il governo tedesco si vanta che la propria economia sia il “campione europeo dell’innovazione” per il numero elevato di richieste di brevetto.
Nessuno però si è preoccupato quando Siemens (che è il maggior detentore di brevetti in Europa) ha annunciato un accordo di cross-licensing sotto il quale Microsoft ha accesso a tutti i brevetti di Siemens e viceversa. Se veramente qualcuno vuole farci credere che i brevetti siano punto cruciale dell’innovazione e della competitività, allora questo stesso qualcuno dovrebbe protestare contro il trasferimento del più grande deposito dell’inventiva tedesca ad una grande compagnia americana.

Non e’ certo cosi’ che si aiuta ad investire: bisogna facilitare e incentivare gli investimenti e aiutare a far rischiare le aziende e le idee che meritano…

Per non parlare poi delle piccole imprese…
-> PMI (Piccole e Medie Imprese)

C’e’ un altra mobilitazione programmata per il 2 giugno a Bruxelles, maggiori info qui.