Oggi Punto-Informatico per aumentare i punti di vista disponibili sulla questione ha intervistato un personaggio notevole,

Philippe Aigrain, attualmente direttore di SOPINSPACE (Society for Public Information Spaces), un’azienda che sviluppa software libero e open source innovativo e fornisce servizi per l’organizzazione di dibattiti pubblici e attività cooperative basate su Internet.

Prima di fondare Sopinspace, Philippe Aigran è stato “Head of Sector” per “Software Technology and Society” all’interno della Commissione Europea (Direttorato Generale “Information Society”.

Quindi un punto di vista maturo e che e’ stato all’interno con un ruolo attivo nella Commissione Europea su temi rilevanti.

L’intervista e’ lunga e io come al solito ne riporto le parti rilevanti che mi hanno colpito…

Diciamo che il percorso che segue e’ questo:

  • dopo una breve presentazione del suo pregresso con il mondo dei brevetti, nella seconda pagina si spiegano i suoi punti di vista nei confronti dei brevetti ( da cosa sono a come possono essere usati )
  • nella terza e quarta pagina invece ci si concentra sul ruolo e sulla coerenza delle posizioni dell’Unione e sui motivi e i passi politici alla base di queste leggi e normative

In particolare pero’ volevo concentrarmi su qualche passo….

Brevetti, cosa sono e come si possono inserire nella societa’

In effetti, penso che non si debbano applicare i brevetti a qualsiasi entità che possa essere “pienamente” rappresentata dall’informazione.
Ciò significa il software, gli algoritmi e i metodi per il processamento dell’informazione (tre modi per rappresentare e descrivere la stessa cosa) che Lei ha giustamente descritto come “incarnanti” idee astratte (assemblandole in un’entità manipolabile tecnicamente). Ma ciò si applica anche alle sequenze genetiche, o ai contenuti genetici di semi e organismi.
Come molti che si oppongono ai brevetti software, ho sottolineato quanto eticamente discutibile sia la concessione di monopoli proprietari a queste moderna forma di idee.
Come molti che si oppongono alla brevettazione delle sequenze geniche e degli organismi biologici,** ho sottolineate quanto eticamente discutibile sia la concessione di monopoli proprietari su scoperte o risorse essenziale per l’umanità**.

Ma il cuore del concetto che vuole esprimere riguarda proprio l’informazione in quanto tale:

Tuttavia, credo che il modo più generale e rilevante per delineare la mia posizione risieda nel concetto di informazione, su come ciò che può essere “pienamente” rappresentato da essa non possa mai essere brevettato.
Vi è molta complessità non visibile insita nel significato di “pienamente“, associato a “pienamente rappresentato“. Con ciò intendo catturare l’enorme differenza che separa:

  • la relazione tra il disegno di una macchina e la macchina, e
  • la relazione tra un algoritmo ed un programma che ne è una delle implementazioni, o tra la codifica di una sequenza del DNA e quella particolare sequenza.

Nel primo caso la differenza risiede nella costruzione e nella verifica delle linee di montaggio. Quando si ha l’idea di un oggetto da costruire, in realtà tutto il lavoro è ancora da fare.
Mentre, al contrario, esiste quasi una equivalenza tra gli algoritmi (che vengono comunicati sotto forma di pseudo-codice) e il software.

In pratica viene affermata la quasi equivalenza tra un algoritmo o i codici alla base di un software e il software in quiestione rispetto invece ad un processo industriale quale la costruzione di qualcosa…

In effetti non e’ una differenza da poco…

Ma la cosa interessante e’ che a differenza di molti che sostengono che il sistema dei brevetti possa essere migliorato, qui la cosa e’ diversa:

Molti sottolineano l’esistenza di numerosi brevetti software “fatti male” e che possiamo correggere questa situazione.
Non penso che possiamo farlo, perché una proprietà intrinseca dell’innovazione nel dominio dell’informazione è che si possa prendere un’idea da un dominio e applicarla ad un altro dominio, mascherandola utilizzando termini diversi, cosicché l’intero processo di esaminare il brevetto diventa un compito veramente impossibile, persino impiegando migliaia di esaminatori e basi dati di “prior art”. Ma ancor più credo che i cosiddetti brevetti software “buoni” siano in realtà i peggiori perché monopolizzano, ad esempio, un algoritmo che è ottimale per un particolare dominio.

Sul resto volevo solo dire che da una persona all’interno dei meccanismi dell’Unione Europea sentirsi dire che molte decisioni sono prese grazie alle pressioni varie di lobby e’ un dato importante… e sul quale riflettere…

[…] Tuttavia, in assenza di una reale architettura per mediare le differenti politiche, è il meccanismo di influenza delle lobby, proporzionalmente al proprio peso finanziario, o semplici idee come il fondamentalismo della proprietà, o un economicismo miope che fungono da arbitri.

Riferimenti:

-> Brevetti, accelerare verso l’abisso