Vediamo un po’ di articoli botta e risposta su Punto-informatico e non solo…

Visto che il materiale e’ tanto, non sara’ possibile commentarlo tutto…

Oltre alla vicenda presente su Punto-Informatico nella seconda parte del post ho voluto segnalare altri interventi a mio parere illuminanti e diversi da quelli presenti e letti fino ad ora….

Per quelli che vogliono capire la sequenza degli articoli e’ questa:

-> Brevetti, un compromesso è possibile Giovedì 16 giugno

-> Direttiva brevetti, il dibattito si allarga Venerdi 17 giugno

-> Brevetti software, il dibattito continua Oggi, Martedi 21 giugno

Il signor Paolo Zocchi e’ un esponente della Margherita che pare fosse contrario totalmente alla direttiva fino a poco tempo fa: mentre le sue posizioni attuali sono diventate positive al compromesso…maggiori info in questo post tratto da FSFE

Invece mi tocca leggere che un informatico che reputavo serio e fidato sostenitore della libertà della conoscenza, del sostegno alle PMI europee contro i brevetti software ha cambiato opinione. Paolo Zocchi, vicino alla Margherita, fino a ieri lo sapevo attivissimo anche a Bruxelles a spiegare ai nostri parlamentari perché e come rifiutare il testo della direttiva sui brevetti software. Oggi ho scoperto invece che ha una posizione radicalmente opposta a coloro che si oppongono al testo approvato dal Consiglio, anzi quel testo lo approva in pieno.

Materiale tratto dal forum di punto-informatico nella risposta al primo articolo, quello del 16 giugno:

“…si continuerà ad usare questo escamotage, oppure si andrà a brevettare all’estero, con palese danno per le aziende nazionali visto che, in linea di principio, ciò porterà a spostare i centri di ricerca nei Paesi dove l’invenzione è meglio tutelata.”

Il Sig. Zocchi dovrebbe fare un corso di aggiornamento sulle faziosità pro-brevetti, perchè questa è roba che si leggeva l’anno scorso.

Infatti è oramai consolidato che la localizzazione del centro di ricerca non ha alcuna attinenza con la legislazione sulla proprietà intellettuale “indigena”.
Aprire un attività al Polo Nord non preclude la possibilità di registrare le proprie invenzioni all’ufficio brevetti inglese (UKPO) oppure statunitense (USPO).
Tanto è vero che più della metà dei brevetti europei sono in possesso di aziende americane, che non per questo sono state costrette a traslocare nel vecchio continente.
E’ invece necessario considerare la legislazione locale quando si ha intenzione di immettere un prodotto su quel particolare mercato.

Questo escamotage (qui il termine calza) è stato usato da Bill Gates per minacciare il trasferimento della società danese Navision.
http://wiki.ffii.org/Navision050215En

Per quanto riguarda il resto e’ interessante notare la riposta per le righe di oggi, dove c’e’ anche una lettera di un semplice studente di Informatica che dice una semplice verita’:

“Lasciateci programmare”…

Altro materiale e altre opinioni

Ieri ho scovato per sbaglio su uno dei blogs della FSFE ( Fellowship Free Software Foundation ) un interessante opinione al riguardo…

-> Il 2% di dubbi sui brevetti software

Viene raccontato un esempio pratico di applicazione di un brevetto e le sue conseguenze sul mercato e sulle aziende… molto interessante per vedere e capire i motivi della creazione del brevetto stesso…

il mercato perde quindi in concorrenza e possibilità di scegliere.
I brevetti software sono utili al mercato finanziario che è incapace di valutare monetariamente le innovazioni, specie se sono drastiche (vedi quanti anni ci sono voluti a Bricklin per far capire di aver avuto un’idea geniale) e sono utili agli avvocati brevettisti.

Il brevetto è un monopolio temporaneo il cui costo sociale deve essere ridotto dall’insegnamento inventivo: nei brevetti software non c’è tale insegnamento per cui per me il discorso si ferma.
Tantomeno vedo premesse per ricominciarlo fino a che gli avvocati che vogliono i brevetti mi propongano delle alternative valide che lascino intatte le premesse del brevetto (quelle di B. Franklin) e si abbandoni il copyright per il software (i due istituti sono giuridicamente incompatibili). Sono sicuro al 98% che non ci stanno neanche pensando :-)

Riferimenti:

-> Brevetti, un compromesso è possibile
-> Propaganda pro-brevetti (pure obsoleta)
-> Chiacchiere che non convincono
-> L’angolo dei voltagabbana
-> Il 2% di dubbi sui brevetti software