Lo avevo accennato qualche settimana fa, e venerdì scorso ho tenuto il workshop “Data Web Marketing” a SMAU alle 16.30, come da previsione, il giorno dello sciopero dei trasporti: un cattivo presagio, che però non ha limitato la presenza fisica delle persone, anzi. Una partecipazione ben oltre le mie aspettative. Che non si è limitata all’ora dell’intervento, ma si è protratta fino alle 18, con una decina di persone rimaste oltre l’ora e mezza. Di venerdì sera. Notevole.
Ma questa considerazione si può fare per tutti i workshop IWA in effetti: SMAU 2009 si può riassumere così, tanta voglia di formazione e di confronto. Se ne parlava anche di interventi diversi, oltre a quelli di IWA, anche con Massimo Melica, tra gli altri.

Matteo Brunati durante il talk Data Web Marketing - Concessione di Mentis srl

Cosa è emerso, oltre le slide - aspetti tecnologici

Come avevo già accennato nel blog di IWA (che, tra parentesi, ringrazio davvero per aver reso questo workshop possibile), riassumo alcuni aspetti che sono emersi nella discussione a beneficio di tutti. In questa sede considero gli aspetti tecnologici, mentre su Metafora.it approfondirò nei prossimi giorni il contesto più ampio (VRM e marketing nel senso più allargato, con le doverose citazioni al blog 2010 Internet Marketing Trends).

Piccolo antefatto: per avere un percorso completo a livello tecnologico, servirebbe anche visionare PRIMA l’intervento di **Fabrizio Caccavello **(che è stato davvero un piacere conoscere dal vivo devo dire) del giorno precedente:

Per la parte tecnologica, è normale che l’accessibilità semantica in tal modo sia da riconsiderare quando si progetta un qualsiasi contenuto che oggi viene visionato maggiormente da un browser, un domani sempre più da programmi in forme automatiche. E non è detto che ci sia solo una strada a livello di standard: visto che si possono far parlare direttamente i dati anche il markup di base assume un significato ed un peso diverso, per certi versi. ( approccio RDFa versus endpoint SPARQL per capirci, ma ci torneremo )

Le mie slide credo si leggano da sole: il tentativo è stato quello di contaminare discipline diverse, facendo da spunto per approfondimenti personali successivi. Niente strumenti citati per ora, solo tendenze ed una maggiore consapevolezza liquida. Parlare in maniera approfondita di strumenti ad un pubblico come quello presente a SMAU, che, notoriamente non è certo un centro per l’innovazione, è controproducente: mi serviva per capire davvero la percezione su certi temi da parte di una platea forse lontana da questi contesti e con diverse specializzazioni. Con una prevalenza di umanisti rispetto ai tecnici, forse.

Significative le mani alzate all’inizio dell’intervento per capire quanto si conosceva di certi temi: 5 o 6 conoscevano il Cluetrain Manifesto, qualcosa meno Tim Berners Lee e la storia del Web, e praticamente un paio la legge di MetCalfe (cioè come si rendiconta oggi ogni progetto legato al Web2.0). Tutto il resto è una conseguenza: immaginando un quadro del genere non ho potuto (e voluto) parlare di tecnologia, se non per focalizzare i principi base del Web a delle persone con formazioni del tutto diverse. La presentazione base da cui ho preso spunto per il tema era troppo tecnica per il pubblico medio italiano, soprattutto a SMAU. Ne parlavo con Titti Cimmino qualche giorno fa: ho preferito una linea morbida e bibliografica, in modo da fornire il trend e le fonti per farsi un’idea in autonomia. Alla fine sul Semantic Web ho detto diverse cose importanti:

  • si tratta di un’insieme di tecnologie che sono prima infrastruttura che user experience, e quindi per l’utente finale e la persona media è relativo sapere cosa ci stia sotto una cerca applicazione. Sono in uso avanzato interno da molte corporation mondiali e non se ne parla molto perchè rappresentano tecnologie per il vantaggio competitivo. Ho citato Nodalities come fonte primaria di casi studio reali nel mondo;

  • il principale effetto per l’utente medio è una migliorata user experience ed una migliorata trovabilità delle informazioni. Si pensi alla navigazione nativa a faccette piuttosto che agli effetti dei dati strutturati nei motori di ricerca (Google Rich Snippets e Yahoo SearchMonkey appena rinnovati). In pratica un miglioramento dei filtri sul rumore creato da quello che si definisce Web2.0 (per chi fosse stato presente all’intervento di Roberto Castaldo era importante sottolinearlo);

  • le tecnologie del Semantic Web potrebbero completare e fare da base per il VRM rispetto ai fallimenti naturali dei sistemi CRM. Si pensi alla gestione delle anagrafiche e al loro aggiornamento, come problema simile agli n account sparsi in giro per le applicazioni Web2.0 ed al loro aggiornamento. Problemi del tutto identici, che dovrebbero avere soluzioni simili. Appunti da uno degli incontri sul VRM a Stanford - Semantic Web citato come base tecnologica



Matteo Brunati - Data Web Marketing - Chi conosce il Cluetrain Manifesto? - Concessione di Mentis srl

Fulcro dell’intervento quindi l’idea della contaminazione. Una contaminazione necessaria, assai in linea con quello che ha detto De Biase in questi giorni, tra le altre cose:

Si direbbe che esistano almeno due tipi di specializzazioni.

Le specializzazioni esclusive, quelle fatte da chi considera la propria materia un feudo da difendere. E le specializzazioni inclusive, quelle che sono portate avanti da chi conosce bene un argomento e non cessa di linkarlo ad altri.

Le specializzazioni esclusive sono proprie dell’epoca delle gerarchie: tutti competono per risorse culturali ed economiche scarse, e chi riesce a conquistare una posizione tende a costruire una muraglia per difenderla. Le specializzazioni inclusive sono proprie dell’epoca della rete: risorse culturali abbondanti, necessità di collegare gli argomenti, libertà di ridefinizione dei confini intellettuali tra le discipline.

Oggi, in piena crisi di risorse economiche ma in piena abbondanza di risorse culturali, si assiste a una scissione tra la pratica della difesa delle professioni intellettuali e la dinamica dell’avanzamento intellettuale. La prima è delegittimata dalla seconda: perché è chiaro che la difesa professionale non corrisponde alla qualità delle idee. Nel giornalismo e in un sacco di altri ambienti. Imho.

Per ora mi fermo qui: commenti, domande e altro che tocchino il livello tecnologico, son sempre ben accolte.
Mi son reso conto che serve un luogo dove discutere su questi temi senza la necessità di loggarsi su un dato servizio, visto che il pubblico non era certo quello che usa i social media, per cui ho fatto proprio bene ad aprire un backchannel proprio a questo scopo, in effetti. (che poi a SMAU di connessione wi-fi gratuita per l’evento nemmeno a pensarlo, questo è un altro discorso)

C’è anche un gruppo su FriendFeed, che uso come base per le fonti, per chi volesse:

Ed infine ovviamente, per chi lavora nel Web, il gruppo di discussione su WebProfession.it relativo: