Un post veloce per riprendere un po’ di materiale visto negli ultimi giorni in Rete, che merita una citazione per una rilettura doverosa, magari sotto l’ombrellone, in attesa di un autunno denso denso di progetti ed iniziative .)

Parto da un ottimo video segnalato da Gigi Cogo sugli Open Data applicati alla mobilità:

A Case for Open Data in Transit from Streetfilms on Vimeo.

Si continua con un post di sintesi utile a far capire le direzioni del Web of Data almeno a livello potenziale, scritto da Alberto d’Ottavi sul futuro del libro e dei giornali, definendoli “giornali come database”:
-> Ebook, Una Festa + Le API del New York Times: I Giornali Sono Database

Un’ evoluzione quella delle API del New York Times partita da lontano, dal 2009 in effetti come da video sottostante, e comunque posteriore a quella del Guardian, passata anche da questo step del 13 gennaio 2010:

New York Times Announcement at SemTech 2009 from Semantic Universe on Vimeo.

E’ comunque doveroso integrare la relativa discussione su FriendFeed:
-> http://friendfeed.com/dottavi/6f7ef36f/ebook-una-festa-le-api-del-new-york-times-i

In questa discussione è tornato di prepotenza il tema DBPedia, sul quale inviterei a riflettere collegandoci al tema dell’estate, i social network geolocalizzati come FourSquare o Gowalla

Ben prima della loro ribalta ed in maniera assai più aperta esisteva ed esiste in effetti DBPedia Mobile, che pero’ non aveva aspetti di incentivo social o ludici, ma forse era troppo presto anche per il discorso mobile ed il relativo tasso di diffusione ( aprile 2008 ):

Quale sarebbe il modello di business di un flusso integrato a DBPedia dei dati che si vanno raccogliendo grazie al lavoro collettivo di FourSquare, Gowalla e similari, con il lavoro di Open Street Map, integrandoli tutti nella nuvola del Linked Data?
Di chi sono i nostri dati di geolocalizzazione? A che rischi possiamo incorrere dandoli a così tante entità, tra l’altro tutte commerciali? E’ giusto che le aziende investano su n servizi per focalizzare la propria esistenza sulla realtà aumentata dal Web? Quanto potrà funzionare questo passaggio?
mumble mumble

Cosa implica tutto questo concentrarsi sui dati, e sulla loro diffusione?
Possiamo partire dalla nostra penisola, tanto lontata da certe culture della condivisione e tanto pronta per salire in questo carro di innovazione vera e non urlata a suon di bandi? Forse si.

Perchè, per dirla alla Titti Cimmino, giusto per fare una chiusa in crescendo,

I dati pubblici devono essere online, interattivi, integrabili e linkabili.

E non dimenticare che:
The Best Thing to do with Your Data will be thought of by Someone Else (The Many Minds Principle).

Cui prodest scelus, is fecit!

Ovviamente la mia è una provocazione: tutto si gioca sul confine tra dati aperti e condivisi e dati chiusi che creano valore dalla scarsità, e magari integrazione tra open data e linked data nella nuvola, tutti assieme .)…
Perchè i miei spostamenti come tracciato del GPS o log dei checkin via Foursquare, di chi sono?
Le strade, l’aria che respiriamo e quello che facciamo, a che livello sono privatizzabili e a quale compromesso si deve scendere come cittadini?
Per chiudere questa mia segnalazione, e per capire la situazione italiana, ecco invece un post relativo al tema della PA e della dimensione dei siti web, con vincoli e norme, e l’invito ad essere cittadini hackers:
-> Un altro passo verso i dati liberi nella Pubblica Amministrazione… e l’hacktivismo

Perchè tutto questo usa dati, e questi dati possono e creano nuove forme di cittadini, e nuove forme di fare notizia, di essere giornalisti locali, ma non solo.
Perchè il citizen journalism diventa e si potenzia anche in chiave di Data Citizen Journalism, o Data Driven Journalism .) E qui una lettura all’ottimo volume di Sergio Maistrello, “Giornalismo e nuovi media”” ci sta tutta, per una sana e completa visione di insieme del contesto civico degli Open Data.
Per un nuovo essere iperlocali.
Per un nuovo giornalismo, anche.
Per un nuovo impulso all’essenza della democrazia, ben oltre il populismo dei nostri tempi.

Grazie anche a nuovi strumenti, come il neonato Citizen DAN ( thanks Frederick, wonderful stuff ):
-> Citizen Dan: Community Indicators for Local Communities

Citizen Dan is a free, open source system available to any community and its citizens to measure and track indicators of local well being. It can be branded and themed for local needs. It is under active development by Structured Dynamics with support from a number of innovative cities.

It is a complete turnkey environment for collecting and measuring and tracking and reporting indicators of local well being. It is a data appliance and network (DAN), specifically oriented around community indicator systems.

Insomma, un quadro agostano interessante .)
Esempi pratici, pragmatici sia da toccare con mano sia di business arriveranno post ferie, promesso.

ps - @gigi, attendo un tuo feedback sull’intervento fatto per Ecosistema sull’economia degli Open Data, visto che eri in ferie eh eh