Come qualcuno ha detto, noi italiani abbiamo fatto ponte il 2 giugno, ed invece il mondo del search sta riscrivendo il futuro della ricerca, partendo da basi interessanti.
I tre colossi dei motori, Google, Bing e Yahoo, hanno lanciato il progetto Schema.org:
-> Schema.org

Peccato che in Italia pochi abbiano visto la reale sinergia di quello che sta accadendo, e la maggior parte dei post sul tema siano semplici rilanci stampa del comunicato principale. ( Tranne per Guido Vetere che bacchetta gli autori di schema.org perchè forse così è stata definita un minimo di ontologia o schema globale, che tanto si diceva di non voler fare eh eh )
Da apprezzare Mauro Lupi, che sprona ad approfondire la questione, anche dal lato SEO, ed Il Post, che pone la questione all’attenzione di un pubblico più vasto del circolo tecnico. E che cita il fatto che, l’ultima volta che abbiamo avuto un accordo cross motori di ricerca, è stata la volta della creazione delle sitemap.xml, nel 2006. Una maniera condivisa di segnalare ai motori tutti i percorsi URL presenti nei nostri siti, che tanto ci facilitano oggi.
Un elemento non scontato. quindi quello dell’accordo tra motori.

Partiamo con Mauro Lupi:
-> Uno Schema per usare i contenuti dei siti come strumento di risposta

Sicuramente si tratta di lavoro aggiuntivo per webmaster e publisher online, ma se l’obiettivo è quello di risultare maggiormente rilevanti e pertinenti ai motori di ricerca, lo sforzo potrebbe essere ampiamente premiato.

È altresì evidente che tale sistema accelera la direzione intrapresa dai motori di ricerca di passare da catalogatori di siti a fornitori di risposte

E’ affascinante fare una riflessione puntuale su quanto è successo attorno al tema schema.org, perchè coinvolge aspetti tecnologici legati al Web of Data ed al Semantic Web, e al futuro del SEO per come è stato inteso fino ad oggi. Unisco le mie reti sociali, nel fare questo: quelle legate al mondo Semantic Web e quelle legate al mondo del Web Marketing.
Non a caso sono un fervente sostenitore dell’esistenza del Data Web Marketing .)

Provo a fare un po’ di luce a livello generale.
Si tratta di Web strutturato, di Internet of things e di aver semplificato ( perdendo dettagli non poco importanti ) la tecnologia per facilitarne la diffusione.
Anche se sono presenti certi ricorsi storici davvero inaspettati, dopo anni di discussioni e di confronti anche aspri tra chi pensava, come Google, che le parole chiave e gli algoritmi bastino alla gestione della conoscenza, e chi invece cercava modalità aperte per strutturare almeno un po’ tutto quello che si mette online. Per una gestione del sovraccarico informativo un attimo più evoluta, e più gestibile.

La sintesi più completa ed accurata, che per molti versi ha già scritto quello che penso, si può trovare a questo link, che in parte completa e definisce quello accennato da Mauro Lupi:
-> What Schema.org Means for SEO and Beyond

In generale, credo sia utile una sintesi dei miei tweet sul tema, densi di fonti che meritano attenzione e del tempo per rifletterci su, via lo splendido servizio Storify:

Alcuni punti generali sui quali soffermarsi, mentre rimando ad altri post futuri riflessioni tecniche più approfondite:

  • è da molto tempo che si parla di Structured Web: qui ne ho parlato spesso, ma è utile fare un paio di auto-citazioni, anche se a fine post si trovano i link, per enfatizzare le date. E’ un percorso di evoluzione, tra standard ed adozioni più o meno andate a buon fine, prima Yahoo e poi Google. Ma è chi pubblica i contenuti poi ad avere l’ultima parola.

fine 2006: Il Web strutturato cresce

maggio 2008: [Ricerche con l’emersione maggiore dei metadati: Searchmonkey di Yahoo at work!](http://www.dagoneye.it/blog/2008/05/30/ricerche-con-lemersione-maggiore-dei-metadati-searchmonkey-at-work/)

agosto 2008: [Rendi i tuoi dati Web compatibili: dal W3C un approccio a RDFa e agli standard](http://www.dagoneye.it/blog/2008/08/27/rendi-i-tuoi-dati-web-compatibili-dal-w3c/)

maggio 2009: [RDFa ora supportato anche da Google: il Semantic Web è mainstream](http://www.dagoneye.it/blog/2009/05/13/rdfa-ora-supportato-anche-da-google-il-semantic-web-e-mainstream/)

giugno 2009: Google Squared, Datapress, Parallax, RDFa ed oltre: maggiore struttura, ma in mano a chi?

luglio 2010: [Il Web e il Semantic Web iniziano a fondersi: è il Web che evolve. Google acquisisce Metaweb e Freebase](http://www.dagoneye.it/blog/2010/07/17/il-web-e-il-semantic-web-iniziano-a-fondersi-e-il-web-che-evolve-google-acquisisce-metaweb-e-freebase/)
  • ho citato Internet of things, ovvero l’Internet delle cose perchè Microsoft ( Bing ) ha citato tale sigla parlando proprio di Schema.org.

    “We want to enable publishers to give us indication about what things they are describing on their sites,” the Microsoft Bing team wrote in a blog post on Thursday. “Rather than rely solely on machine learning and other [artificial-intelligence] techniques, we asked, ‘what if we could enable publishers to have a single schema they could use to describe their sites that all search engines could understand?’

    "We at Bing perceive this as a major step forward for the Web, simplification for webmasters and richer more informative search results for consumers." "We want to be able to model the world in which we all live to the level that search can actually help you make decisions and get things done in real life by understanding all the options the world presents," Bing added.
    

In realtà l’accezione che vorrei dare è quella relativa al concetto di URI che identificano non più solo documenti messi online, ma anche concetti o entità astratte del mondo reale. Citando da schema.org, quando ho un URI che identifica un luogo, uso un URI del tipo http://www.schema.org/Place, giusto per fare un esempio.
Infatti questo è l’assunto più difficile da far capire a chi usa e programma il Web tradizionale. La stessa cosa che ha fatto oltre un anno fa Facebook con l’introduzione di OpenGraph e del Like, ne avevo parlato a giugno un anno fa. Ha introdotto i social objects legati da URI ben definite, che associano concetti di cui parla la pagina alla pagina stessa, legandola poi a noi persone. Legandole ad URI come facebook.com/matteobrunati, che altro non è che l’uso di un URI per identificare la mia persona. La base del design dei Linked Data. Ed infatti non è un caso che a breve ci sarà un convegno su questo tema, a cavallo del Web of Data e del Semantic Web, o Web3.0, “1st International Workshop on Social Object Networks (SocialObjects 2011)“ Di questo credo ci sia molto materiale nel gruppo di lavoro relativo dell’università di Genova, sul Social Semantic Web ed i Social Objects, che avevo già segnalato nell’ultimo post.

  • le sfide cognitive nel vedere il Web non più solo come pagine, ma come dati, provocano molte innovazioni distruttive. A seconda del contesto in cui si opera, infatti, abbiamo costruito modelli di rappresentazione della dimensione Web per avvicinare anche il business a questo luogo immateriale. Come dice anche Luca De Biase nel suo ultimo libro, “Voltare pagina”, è una ricerca di senso che aumenta la nostra percezione della realtà e di quello che andiamo costruendo come società. Il dilemma è che certe metafore che i media stanno usando nel raccontare questo mondo sono vecchie, e per lo più bloccano la comprensione del Web prossimo venturo. Innescando un meccanismo davvero incasinato nell’avvicinare persone che non vivono la Rete alla sua evoluzione. La Rete non è quello che era 5 anni fa, o 10. Sta evolvendo in maniera non prevedibile, non è un sistema causa effetto, ma è un ecosistema, non spiegabile solo attraverso la tecnologia. E se siamo bloccati nel presente queste cose non siamo in grado di vederle, come dice Luca giustamente.

E qui intendo tutta la dimensione del vedere il Web come un insieme di pagine, come un giornale, ad esempio. Con le medesime logiche di business, tipo spazi banner o semplici impressions. Metriche conosciute nel mondo reale, ma oggi sempre più in crisi per il mondo online.

Quanto i media tradizionali ci stanno aiutando a trasmettere questa inadeguatezza verso le persone poco avvezze alla Rete? Quanto i social hanno problemi a trovare metriche comprensibili alle aziende che non riescono ad inquadrare la Rete?

  • il fatto di avere più dati strutturati, implica anche un effetto paradossale: si accorcia la filiera del trovare la risposta a quello che stiamo cercando. Meno pagine e meno click, perchè abbiamo più contesto delle informazioni, e quindi meno navigazione dispersiva. Quello che ha anche accennato Lupi, ovvero i motori diventano fornitori di risposte. Impressions, e click quindi cambieranno profondamente, e questo è presente anche nel link in inglese sulla SEO. Se il contesto aumenta, aumenta la trasparenza dell’informazione perchè ho una sintesi con una sola schermata di n fonti, e quindi il confronto è assai più veloce. Dal lato advertising e dal lato dell’usabilità delle applicazioni Web, e delle SERP, qui ci sono effetti notevoli. Certi elementi erano stati anticipati sulle riflessioni del Data Web Marketing di fine 2009. Altre arriveranno.

Visto che qualcuno si chiede i legami con il Semantic Web ed il W3C, le fonti citate le propongo come prima risposta. Occorre avere il quadro storico completo, per comprendere le dinamiche. Il W3C propone standard in maniera collettiva, anche assieme agli attori coinvolti nella creazione di schema.org, ma al tempo stesso lascia campo libero al Mercato di interpretare tali raccomandazioni come vuole. Questa libertà prevede anche distorsioni nella gestione e nella comprensione di quello che propone per il Web. Purtroppo la situazione creatasi con schema.org non è la prima nè l’ultima: basta saperla gestire. E comunque è un uso degli standard ( in questo caso di un draft come i microdata, previsti nel futuro HTML5, che ricordo, non è ancora uno standard ) in un contesto magari non del tutto condivisibile, ma è un processo diverso da quello gestito dal W3C.
E’ un processo di adozione delle tecnologie e della loro interpretazione, dove il W3C, forse, ha grosse mancanze. Ma che non ha mai gestito in effetti.
La gestione di un Web strutturato, insomma, è un processo che il Web sta gestendo da tempo, se vogliamo imparare dalla sua evoluzione senza rifare certi errori, possiamo farlo.
E non è una mera questione di HTML o di attributi, è una questione di gestione dell’informazione in quanto tale.
Più ne creiamo, più dobbiamo gestirla.

Chiudo con una nota positiva. Il fatto che si rifletta tutti assieme sulla necessità di un Web più strutturato, vuoi con una forma, vuoi con un’altra, è una consapevolezza che così può essere resa sempre più evidente alle persone, agli sviluppatori ed alle organizzazioni. E questo è sempre un bene, così come Facebook ha reso un tema condiviso il concetto di real-time Web, o di rete sociale. Ed il mondo del Web2.0 la Rete come aggregatore di persone, e non solo di geek .) Ora stiamo lavorando ad un aumento del contesto con cui mettiamo online l’informazione. Questo è il Web strutturato.
La sfida ora è trovare nuove metafore, e nuovi usi, alle evoluzioni della Rete che la tecnologia permette, per aumentare la realtà e rendere trasparente la tecnologia dietro tutto questo.