Nella giornata di Natale è stato pubblicato il mio primo contributo ad un nascente progetto editoriale, che pare abbia proprio una gran bella squadra, con molti amici: Pionero.it.
La colpa, se di colpa bisogna parlare, è di quel mattacchione di Gigi Cogo.

La schermata del post sul VRM su pionero.it

Il tema è una mia vecchia mania: quella di iniziare a porre l’attenzione sulla catena del valore e sui flussi dei dati, soprattutto quelli indiretti, e sul perchè sia tutto gratis nel Web2.0.
ovvero la moneta di scambio siamo noi.
Basta saperlo, e ricordarselo.
E come molte altre volte, tutto parte da un gran bel post di Luca De Biase.
Verso la visione del VRM:
-> Project VRM

In queste ultime settimane si è parlato molto di Instagram, del valore dei suoi termini di servizio e delle implicazioni del loro cambiamento, spesso senza andare al nocciolo del problema, come qualcuno fa giustamente notare.
Stiamo parlando della privacy e dell’uso dei dati che inseriamo nei servizi Web 2.0, e dei loro flussi e scambi, tra operatori commerciali a noi spesso oscuri.
Temi oggi quanto mai importanti, anticipati anni fa dalla cybercultura e dal movimento cyberpunk, che oggi hanno bisogno di essere discussi, e compresi da una platea sempre più ampia ed eterogenea.
Perchè devono diventare patrimonio di un confronto comune, e comprensibile a tutti.

Provo ad amplificare il quadro con un po’ di riferimenti: nulla viene dato per niente, e tutto ha un costo, per cui prima di lodare tanto il Web2.0 servirebbe mettere a fuoco un paio di note.
Tutto quello che è gratis, ha una moneta di scambio.
Ed il Web2.0 non rappresenta un’eccezione.
Anzi: la differenza è che si dimentica spesso la moneta di scambio, e la si scopre solo quando è troppo tardi.
Partiamo da una lettura consigliata: il post di Luca De Biase, che pone l’attenzione sui diritti degli utenti ed i termini di servizio dei servizi offerti dal Web2.0.


Continua la lettura su Pionero:
-> Dopo Instagram avremo maggiore trasparenza sul Web 2.0?

Le conseguenze per il tema del Big Data e del Open Community Data sono tutte da esplorare.
-> “Why we, not government, must own our own data”
-> Quantified Self and the Internet of Things: Everyone is collecting your data, so why shouldn’t you?