Il primo raduno della comunità Spaghetti Open Data è passato da un paio di settimane, ma sta diventando storia ( anche grazie alla rassegna stampa eh eh ) :)
A partire dal gran lavoro in corso su twitantonio.it.

E’ stato una bella pietra miliare per la comunità italiana, non solo di discussione ma soprattutto del fare.
E non è poco, come emerge dalla sintesi fatta nelle prime ore su Che Futuro!, e poi con quella di Alberto Cottica, che danno le due facce della stessa eccezionalità di questa community.
E Community is the key è il messaggio che ho voluto trasmettere con la storia fiorentina, con il ruolo del civic hacking negli uffici comunali, che non necessariamente deve essere tecnologico, anzi.

Ho aggregato il materiale su #opendatafirenze, come esperienza della società civile con Wikitalia, e aggiunte un pò di note a corredo, oltre al racconto che già avevo pubblicato nel blog di Wikitalia.

La presentazione si trova qui: ( fatta con la versione js di Prezi, Impress.js )
-> http://labs.dagoneye.it/opendatafirenze/

Community is the key: la slide che racchude il senso realizzato nel progetto Open Data di Firenze

L’idea di partenza è stata quella di raccontare l’esperienza di Firenze, in poco più di mezz’ora, facendo emergere le peculiarità utili per costruire una best practice, come minimo. In realtà, in questa fase di rifondazione di Wikitalia, è la base per creare un modello anche per le wiki-città.
Un primo punto di aggregazione delle mie riflessioni lo era stato il post di sintesi sull’attivazione delle comunità intelligenti: qui vorrei soffermarmi sul passato e sul processo storico che abbiamo appena vissuto.
Anticipo che ho fatto due call per la comunità sul lavoro futuro da fare con Firenze:

  • ci sarà un DBPedia Mapping party proprio a Firenze, i dettagli arriveranno. Ovviamente chi vorrà dare una mano è il benvenuto! ( supporto grazie a Michele Barbera, con Spaziodati.eu, ed al loro contributo su DBPedia italiana )

  • l’altro stimolo è quello su come fare a pubblicare API di flussi dati in tempo reale, senza dipendere troppo dai vendors dell’internet delle cose, per dire. Qui la comunità potrebbe fare da cassa di risonanza per capire pregi e difetti delle possibilità offerte

Questo invece lo storify inerente il talk:

Alcune riflessioni a margine

Mi scuso con molti degli attori della storia: ho dovuto fare una sintesi estrema, conto di pubblicare una timeline chiara e completa del flusso reale che ho vissuto.

Ecco cosa ricordare:

  • la comunità è al centro: quando le persone innovano dall’interno, hanno bisogno di supporto e di una palese azione push per dimostrare il valore dei propri sforzi. Questo è quello che emerge da Firenze, e questa è la chiave di volta per rendere il lavoro di una amministrazione davvero utile per la propria comunità. Sia quando fanno azioni ben prima delle norme, sia quando si cercano feedback di valore e non solo le classiche lamentele all’italiana.
  • arrivare agli Open Data non può essere solo un obbligo, ma deve includere una visione della propria amministrazione multicanale e già conversazionale, ed alla pari: Firenze era già all’interno di questo processo di integrazione e di consapevolezza, è questo fa la differenza.Ma non solo: all’interno della PA, c’è bisogno di dimostrare alla fetta di PA che resiste al cambiamento, che quel cambiamento ha valore per le persone, ed in questo il nostro ruolo è fondamentale. Si aiuta a far capire che non è un delirio di pochi, ma sono desideri di tanti.Siamo una spalla su cui contare :)
  • Open Data è anche ripensare il proprio ruolo, e non solo da un punto di vista delle tecnologie, ma dal punto di vista del processo, come ama ripetere Giovanni Menduni anche su Che Futuro!. Ho giustamente citato le cinque stelline del reale coinvolgimento che permettono i dati aperti, citate anche da napo, perchè Firenze ha sicuramente anticipato i tempi ( fine 2011, con le stelline uscite nel medesimo periodo circa ), comprendendo il processo prima di molti altri. E sta continuando, sia ad aprire i dati che a renderli inclusivi per la propria cittadinanza.
  • un forte commitment dall’alto, da Renzi: competente e presente, una rarirà per il nostro panorama politico. Nel senso che la politica in questo caso è anche modello ed esempio, visto che Renzi è sicuramente un esempio multicanale, che si trova in linea con l’operato della propria PA.* la PA diventa piattaforma: ma soprattutto si misura un feedback reale del polso della propria cittadinanza. Aperture ed interesse verso il data journalism, verso il citizen journalism di SeeJay sono segnali inclusivi importanti e fondamentali.
  • la comunità non è gratis, c’è un costo dietro ogni cosa: come fa emergere su Pionero Luca Corsato, l’equilibrio ci deve essere quando si mettono in campo delle professionalità. Su questo ci torno anche nel blog di Wikitalia. Un conto è non sprecare soldi su licenze software o strumenti che non creano conoscenza condivisa locale, un altro conto è pensare che si faccia tutto a costo zero. E’ come con il mondo del software libero, i costi si spostano nella filiera, ma ci sono e sono su aree che poi creano lavoro e competenze nel nostro Paese, che servono tra le altre cose.

Insomma, si stanno muovendo, e noi li continueremo a supportare, giorno dopo giorno.

Dati aperti del Comune di Firenze
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