Un’altra chicca del caro vecchio Granieri…
-> Think Digital

E’ molto bella l’analisi che fa Granieri sul nostro rapporto con la tecnologia, su come e’ evoluto e come ci stiamo comportando nel presente…

Mette in luce un aspetto che non e’ da sottovalutare: nel senso che l’informatica e’ abitualmente vista come l’aspetto tecnico della comunicazione…
Anche per ovvi motivi di studio e di specializzazione…

Il fatto e’ che noi studiano molto a settori, a compartimenti stagni che fanno fatica ad intrecciarsi…

E poi dobbiamo rapportarci col mondo reale, dove tutto e’ analogico, e tutto e’ collegato a tutto: una visione molto diversa da quella abitualemente studiata…

E molto piu’ complessa: infatti per decodificarla la semplifichiamo… anche troppo…

Grazie alle nuove tecnologie possiamo filtrare l’informazione e il suo overloading e’ un aspetto non solo tecnico, ma anche mentale e sociale…
Di attitudine al problema se vogliamo…

E scusate se e’ poco…

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In questi giorni stavo riflettendo anche per lavoro a quanto la metafora dei menu a tendina mostri i propri limiti e la sua usabilita’ sia arrivata ormai agli sgoccioli…

Questo vale anche per FG, a quanto pare…

Accenna in un suo post al concetto nuovo quanto rischioso delle Command Tabs che Office dovrebbe introdurre…

Lo scopo e’ far tornare l’utente a vedere le funzionalita’ del programma, le attivita’, quello che vuole fare e non ricordarsi i passi strumentali per arrivare ad un dato risultato.

Un concetto non nuovo: anche nel “Computer invisibile“ se ne parla…

Il problema e’ rompere delle metodologie acquisite, e capire i reali vantaggi nell’applicare questo nuovo modo di usare e progettare le GUI dei programmi.

Ma sono convinto che sia un passo importante verso la trasparenza della tecnologia.

Tornare a pensare cosa vogliamo fare, senza troppo preoccuparci del come farlo…

Un altro spunto interessante su questi e altri temi, l’ho trovato in questo ottimo sito:
-> SAP Design Guild – Usability, User Interface Design&Visual Design

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[ sensazioni e pensieri a cavallo della lettura di “Il computer invisibile]

Come ho gia’ scritto in un post precedente, e’ un libro molto bello e puntuale sul perche’ siamo frustrati quando usiamo la tecnologia, incubo del nostro vivere quotidiano.

Anche per i tecnici.

Figuriamoci per la gente normale, che fa altro tutto il giorno.

Tempo fa avevo visto questa puntata di Digitalk che consiglio di vedere:
-> Il PC non funziona, e ora?

Il computer a quanto pare, e’ l’incubo di tutti ormai: non va e non e’ usabile, se non per piccoli periodi di tempo e richiede uno sforzo pazzesco per funzionare e per essere mantenuto…

Possibile che in 20 anni di sviluppo, abbiamo qualche interfaccia 3d in arrivo e poco altro, i computer siano sempre piu’ complessi e allo stesso tempo facciano le stesse cose anche se sono esponenzialmente sempre piu’ potenti?
Per non parlare poi della metafora file e icone, desktop e finestre che, ( visto con i miei occhi ), per la gente che non li ha mai visti sono tutto fuorche’ “user-friendly”?
Non sarebbe ora di rendere trasparente l’idea stessa di file: io lavoro con dati, che siano lettere, che siano presentazioni o libri da completare, o musiche o video…Non voglio piu’ sapere che il sistema li gestisce come files, con una data dimensione e cosi’ via…

O meglio: se voglio il sistema mi deve mostrare i dettagli, ma solo su mia richiesta…

Cavolo, ma nessuno ci pensa?

Io oggi non ho bisogno di tutta questa potenza, se non in rare occasioni e comunque siamo tutti tecnofili dipendenti…Abbiamo perso il senso delle cose…

Windows per dire e’ l’ultimo che ancora non fa la deframmentazione del disco, non cancella i file temporanei e molto altro…in modo trasparente, senza che sia l’utente che lo debba fare…

Possibile che si perda piu’ tempo a mantenere in ordina una macchina che ad usarla?

E’ interessante vedere quanto siamo dipendenti dalla tecnologia e quanto non riusciamo piu’ a vivere, a riflettere, a rimanere soli o con chi vogliamo in pace…
Paghiamo per essere scontenti, per essere frustrati, per dipendere dalle macchine…
Quando sono le macchine che dovrebbero essere progettate per aiutarci…

E’ ora di finirla: e credo che alcune ditte, come la Apple, abbia capito questa cosa da tempo…
O almeno e’ piu’ vicina a questi temi rispetto a molte altre…
Motivo per cui uno paga per un prodotto magari piu’ lento, ma piu’ usabile e che ci faciliti veramente nella vita quotidiana…

iBook è un oggetto che ha il pregio di tutti gli ottimi computer: è equilibrato. E l’equilibrio porta stabilità ed affidabilità. [..] E’ un acquisto che certamente consiglierei ad un amico, a meno che non abbia una ragione precisa per usare Windows (e Office non è tra queste ragioni).

Il circolo auto-referenziario dell’informatica deve finire: stiamo andando contro i nostri bisogni e occorre tornare a pensare a cosa serve quello che stiamo comprando…
la tecnologia e’ un mezzo, non il fine delle cose…

work in progress…

Piccola nota: io starei attento alle nuove macchine Apple: sono tutte TPM - compatibili…

Nota in aggiunta: e giusto per la cronaca, al posto di usare il marketing a nostro vantaggio ecco cosa combiniamo… esempio

E visto che oggi la tecnologia e Internet stanno complicandosi, qualcuno non la vuole piu’ in crescita infinita…Da fermarsi a pensare,no?

E comunque usare il Web come via d’uscita puo’ essere una strada praticabile, a mio avviso…
Semplicita’ e pervasivita’…

..piccoli sassi in uno stagno… piccole onde che rimbalzano da una riva all’altra…

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento