Metto insieme qualche pezzo al volo, dopo aver letto tra ieri e oggi i resoconti e le twittate sull’incontro organizzato da Capitale Digitale con il professor Lessig nel Parlamento italiano nella giornata di ieri. ( bello l’hashtag #difenderelarete )
Questo per chi se lo fosse perso l’intervento del professor Lessig ( il minimo che me lo guardassi visto che sono un Creative Commons Supporter .) ) :

E questo è il testo del suo intervento:
-> Convegno “Internet è libertà”. Atti parlamentari e intervento di Lawrence Lessig. Per chi si è perso la diretta

Qualche nota divertente nel flusso real-time me l’ero segnata in questo onelinr http://onelinr.com/difenderelarete, tra le altre cose…
Condivido in toto il pensiero di Giovanni in merito al contesto generale, e non mi ripeto in tal senso, ma riprendo una porzione di quello che ha scritto:

Non è stata sprecata forse neanche quando in apertura Fini, un po’ demagogicamente e poco programmaticamente, ha dichiarato che Internet “deve essere considerato un vero e proprio diritto fondamentale dell’uomo”. Assicurandosi così i titoli nei quotidiani nazionali.

E qui sta il punto. Il dibattito relativo alla Rete sui media Italiani sarà ridotto tra esaltazione modernista del politico d’antan e curiosità antropologica circa il cosiddetto “popolo della Rete”.

Di questo si parlerà nell’informazione del Paese. Di come Fini sostenga l’idea di candidatura della Rete al Nobel, ad esempio. Basta leggersi la Repubblica o Il Corriere o La Stampa.

[…]

Mentre avrebbero potuto titolare l’incontro con le parole usate da Lessig nel chiudere l’incontro quando ha detto che “occorre prendere sul serio la rabbia generazionale che c’è ed imparare ad ascoltare la Rete”. Io in Italia, oggi, lo ascolterei.

Proprio per porla in maniera costruttiva, e per provare ad enfatizzare quello che la Rete sta dicendo in merito, ricollegherei due pezzi di Nicola Mattina ed un mio commento forse mangiato dal sistema in questi giorni frenetici dal suo blog, che ripropongo qui interamente proprio perchè va a completare questo stesso post di Nicola di poco fa:
-> Lawrence Lessig: Internet è libertà (note a margine)

Mi ricollego proprio alla sua parte terminale, quando si dice:

Un’ultima considerazione, infine, riguarda gli esempi che Lessig porta per illustrare la cultura digitale: si tratta di ragazzini che giocano con i video, creando e remixando clip musicali. Trovo che, nel 2010, essi debbano essere aggiornati. Oggi avrebbe molto più senso mostrare i servizi web realizzati da molti programmatori negli Stati Uniti e in Gran Bretagna utilizzando i dati messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche. Il motivo è molto semplice. I primi possono essere tuttora guardati con un sorriso e ascritti al mondo delle stranezze giovanili. I secondi, invece, fanno intravedere come evolverà la democrazia quando vi sarà davvero trasparenza; sarei assai sorpreso se vedessi un solo politico sorridere!

Implicitamente mi pare che Nicola qui faccia riferimento a qualcosa che ha scritto qualche giorno fa, in merito alla trasparenza e agli open data:
-> Tim Berners-Lee: l’anno degli open data

Io avevo inserito proprio un commento di chiarimento e di sunto sugli Open Data ed il modo in cui si lega il tutto con il Semantic Web e il Linked Data, che propongo qui nella sua interezza.
Prima forse merita rivedere il video di Sir Tim al Ted 2010 sugli Open Data:

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In questi mesi sto scrivendo meno frequentemente perchè sto lavorando a diverse cose dietro le quinte, e perchè, come qualcuno fa notare, divulgare va bene, ma serve anche mettere in pratica quello che si cerca di trasmettere. Per cui inizio da un mio workshop che farò, grazie ad IWA, a SMAU Milano il 23 ottobre alle 16.30:
-> [Data Web Marketing: il marketing nell’era del Web evoluto](Data Web Marketing: il marketing nell)
Una descrizione più corretta è presente nel blog di IWA, nel post che rilancia proprio questo intervento:

Si parla tanto di nuovo marketing, e di Web2.0, di social media e di nuove frontiere della comunicazioni tra comunità di pari, social network e simili. Le persone insomma sono sempre più consapevoli del Web sociale, ed il marketing ne sta prendendo sempre più atto, cambiando forma e natura.

Nel medesimo istante il Web come piattaforma evolve ulteriormente.

Arrivano infatti le prime forme e le prime applicazioni del Web evoluto, chiamato in diversi modi: Semantic Web, Linked Data o magari Web3.0. Un nome non dice poi molto: l’importante è capire che è possibile automatizzare molte cose che oggi sono le persone a dover fare, e che questi automatismi rendono il dialogo tra programmi, ed agenti automatici distribuiti, prima possibile e poi gestibile a livelli mai visti prima. Nel 2008 Simone Onofri ha lanciato il tema del Semarketing, come sinergia tra tecnologia innovativa e marketing: le cose sono progredite pian piano, ed oggi qualcuno nel mondo ha già iniziato a parlare di Data Web Marketing. E’ un settore da esplorare con scenari da rendere palesi, e con ruoli che necessitano di formazioni sempre più ibride e liquide.

Scopo di questo intervento è di iniziarne appunto l’esplorazione, partendo da questa riflessione: quante sono le azioni che facciamo comunemente nel mondo tradizionale che rientrano poi in azioni collegate al marketing di qualche azienda? Quanti di quei dati donati alle aziende dai singoli individui sono il racconto di quello che facciamo? In Rete forse il modo con cui l’individuo interagisce e crea dati utili al marketing stanno iniziando a seguire flussi diversi, grazie alle nuove tecnologie del Web, flussi che saranno sempre più maggiormente in mano all’individuo piuttosto che alle aziende.

Con conseguenze nuove ed inaspettate per tutte le parti in gioco.
Proviamo a squarciare un po’ di velo su quello che sta accadendo per poterci muovere in tempo.

Il tema è sul confine tra diverse discipline, e verrà trattato in modo assolutamente non tecnico. Per chi non fosse presente a SMAU, conto comunque di preparare una presentazione su tali argomenti anche in versione estesa, in modo da facilitare anche quelli non presenti.
L’obiettivo è di vedere se con una platea per lo più lontana dai temi delle evoluzioni tecnologiche del Web ( Semantic Web e Linked Data in primis ), sia possibile trasmettere gli scenari di applicazione già oggi possibili a questi livelli. In particolare su come il Web stia davvero spostando potere, ed il fine del marketing stesso, cambiandolo profondamente. Solo se ne diventiamo pienamente coscienti pero’. Il tema verrà trattato anche per quello che sta trasformando Metafora dall’interno: questo sarà proprio il terreno dove rifocalizzerà la sua dimensione, tra le altre cose. Il percorso da Metafora AD Network a Metafora, infatti, è in atto.
-> Da Metafora AD Network a Metafora

Parliamone, spunti e domande dove volete

Ho creato un evento su Facebook, se ci sono cose che si vorrebbero vedere o che debbano essere spiegate, cerchero’ di inserirle ove possibile.
-> Evento via Facebook - Data Web Marketing: il marketing nell’era del Web evoluto
C’è anche un backchannel attivo per dubbi, domande o altro, se non si ha voglia di essere loggati o si ha poco tempo, e voglia di dire la propria, anche per suggerire materiali oscuri:
-> Backchannel via Onelinr - DataWebMarketing

Ad un post successivo, quello che sto preparando al VeneziaCamp per sabato 24 ottobre…

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AGGIORNAMENTO: sembra che il decreto sulle intercettazioni sarà discusso in settembre, mi accorgo solo ora dell’ottimo post di Sergio Maistrello sugli stessi temi, che condivido. E comunque c’è gente che mette le mani avanti, incredibile!
La mia spinta arriverà nei prossimi giorni, in forma costruttiva…

Alcuni punti di vista diversi, che vorrei condividere, in vista della proposta del silenzio stampa del 14 luglio 2009 come forma di protesta contro il decreto legge sulle intercettazioni, ma non solo:

  • il decreto legge sulle intercettazioni: una follia per quanto sia ambiguo e che mette in crisi la libertà di espressione in Rete e sui media in senso lato. Se si pensa che abbiamo dei dilemmi simili sulle creazione di contenuti non strutturati in Rete in Italia, come faremo ad accettare la condivisione e la pubblicazione di dati strutturati grazie al Semantic Web e al Linked Data? Iniziare dalla petizione di Marco Camisani Calzolari sarebbe già qualcosa… Perchè, se questi sono in effetti gli inizi, non siamo messi bene.

  • altra legge: quella sul diritto all’oblio, che puo’ sembrare di no, ma è assolutamente un tema complesso e rischioso, per dirla alla Quintarelli. E il video di Travaglio in merito pone questioni notevoli di riflessione.

    Le leggi rappresentano il design delle opportunità a cui un Popolo puo’ accedere, per cui non sono aspetti di poco conto. L’opportunità di trasparenza e di memoria a costo zero o quasi data dalla Rete è una cosa che vogliamo buttare così, oppure è meglio rifletterci? Aiuterebbe la Società nel suo complesso? E la Storia?

Ci sono delle evoluzioni tecnologiche, e delle direzioni che stanno prendendo queste ultime, e si ritiene che chi legifera conosca o che si faccia raccontare lo stato di tali evoluzioni. Invece si interpreta tutto con un approccio di difesa del vecchio potere contro la novità che avanza, naturalmente e globalmente.Un bel caos, insomma.
Ma solo se si pensa che l’oggi rimanga tale e quale.

<!--more-->

Se io cerco una stringa di testo dentro google legata ad una persona che abbia avuto guai giudiziari, se questa è assai citata emerge certamente una notizia scomoda e datata magari. Il PageRank dà priorità agli elementi che si trovano più citati da fonti diverse. Il fatto che sia magari una notizia legata ad un processo o simili non deve spaventare: rimane un fatto storico e comunque un percorso del passato di una persona.Uno dei dilemmi presenti sta nella mancanza di una data esplicitata magari, e non nel fatto che la Rete tenga memoria di un fatto. E' responsabilità di chi pubblica le notizie di farlo nel modo corretto, anche tecnologico:  **se il motore di ricerca ponesse in chiaro un modo di navigare nelle notizie anche temporale, tutto sarebbe più esplicativo, no?** Un po' come quando ci si lamenta che il motore di ricerca indicizza materiale nascosto: non è colpa del motore ma di chi non ha seguito le regole per dire al motore di non indicizzare tale contenuto. E poi molto dipende dalla comprensione del singolo utente che legge tale notizia e della sua poca dimestichezza con le logiche della Rete: aggiungere un commento alla notizia magari, che rimandi ad un fatto più recente relativo a quel procedimento correggerebbe l'informazione presente, ad esempio.

Ed ormai ci sono modalità emergenti per rendere con sempre più chiarezza le dimensioni delle informazioni a cui noi siamo tanto abituati:

*   spazio
*   tempo
*   contesto o argomento, relazioni

Non servono particolari interfacce da imparare quando si hanno modi di scomporre quello che vediamo secondo questi assi fondamentali. Si pensi alla timeline di recente introduzione da parte di Google, e alle informazioni aggiuntive sulle ricerche, per ora presenti solo nel mercato USA.
-> Esempio su Michael Jackson.
E non solo: se Google puo’ fare questo, anche il singolo lo puo’ fare con quello che pubblica: il W3C con gli standard a supporto del Semantic Web promuove proprio questo tipo di progresso e di libertà individuale. Si pensi alla timeline del progetto SIMILE, già conosciuta e disponibile dal dicembre 2006 per gli sviluppatori! Ma serve anche formazione costante e continua sulle potenzialità e sul percorso, non tecnico, ma sociale di Internet e delle sue evoluzioni. Interpretazione delle fonti, autorevolezza, triangolazione delle fonti medesime e via dicendo…
Cose che oggi necessitano ancora di molto lavoro manuale, ma che domani potrebbero essere fatte automaticamente grazie alle evoluzioni possibili con il Semantic Web. Ma occorre comunque essere consapevoli delle dinamiche in gioco.
Questa è la soluzione di base, oltre che quella di capire che la Rete non è anarchia, e nemmeno fuori controllo.
Semplicemente, ha delle regole insite nel suo DNA che sono profondamente diverse da quello che un singolo Stato puo’ pensare di controllare. Il controllo in Rete ha bisogno di un attento equilibrio, in effetti, per non far perdere all’Italia importanti opportunità. Ci vuole maggiore comunicazione, maggiore formazione su quello che è la Rete. Ed un equilibrio informativo di questo tipo manca quasi del tutto a livello dei mass media, direi. Forse Venezia è una delle poche frontiere che stanno sperimentando in tal senso…

  • l’amico Fabio Giglietto parlando del ruolo di Internet nella politica cita due progetti orientati ad avvicinare lo Stato e la Rete e la sua maggiore capacità di trasparenza: > Nelle iniziative di rete trasparenza e apertura sono essenziali. Guardate il sito Recovery.gov ( oggi non è più esistente, ed ha cambiato natura e proprietario - NdA ) o il nuovo progetto Data.gov varato di recente dal governo americano nell’ambito del piano Open Government. Il primo sito fa il rendiconto di quanto e come sia stato speso il denaro del piano di stimolo dell’economia varato dal governo americano per fronteggiare la crisi. Il secondo rende disponibile in formato standard e facilmente riutilizzabile i dati di molte agenzie federali. Con questi degni obiettivi anche negli USA si sta iniziando un percorso per avvicinare sempre più il dato in forma aperta alla comunità della Rete, e la comunità stessa cerca di consigliare sul come farlo sempre più compatibilmente con gli sforzi del Semantic Web e del Linked Data:
    -> Use semantic technology to link data.gov and recovery.gov resources idea
    In questa presentazione alcuni ottimi spunti su tale linea:
  • sulla linea di quello che accade negli USA, anche in UK si stanno predisponendo, anche con l’aiuto di Sir Tim Berners Lee, l’inventore del World Wide Web, le medesime misure di trasparenza ed accesso all’informazione governativa facilitata dalle tecnologie legate al Semantic Web e al Linked Data:
    -> Interesting semantic web stuff

    TimBL is working with the UK Cabinet Office (as an advisor) to make our information more open and accessible on the web [cabinetoffice.gov.uk]
    The blog states that he’s working on:

    *   overseeing the creation of a single online point of access and work with departments to make this part of their routine operations.
    *   helping to select and implement common standards for the release of public data
    *   developing Crown Copyright and ‘Crown Commons’ licenses and extending these to the wider public sector
    *   driving the use of the internet to improve consultation processes.
    *   working with the Government to engage with the leading experts internationally working on public data and standards
    

Visioni contrapposte e tendenze che ci stanno facendo perdere importanti opportunità.
Insomma, in Italia oltre ad avere problemi tecnologici, i dilemmi culturali tendono ad aumentare, e non di poco. E sono questi dilemmi che poi vanno a bloccare le iniziative di business basate sull’innovazione tecnologica, quella vera pero’. Quella che non deve necessariamente costare cifre faraoniche, ma che lavora con tempi e modi diversi, che sono quelli del merito e delle persone. Di quelle giuste, di quelle che possono proporre idee distruttive. E che quindi risultano scomode.
Come trovare un collante tra quello che è già possibile fare, e gli scenari di applicazione, e quello che invece è nella testa di chi legifera con modelli vetusti e anacronistici? Anche all’estero in questi tempi di crisi, non è cosa comunque semplice…

Come fare ad introdurre il concetto di fatto, o di diritto di cronaca, in un Paese del genere? E non parlo tanto dei contenuti e dei fatti che in vista del G8 la stampa internazionale ci ha buttato contro, quanto della copertura e della profondità delle contro risposte ufficiali visibili sui mass media italiani. Prima di capire se le cose siano vere o meno, si dovrebbe controbattere fatto contro fatto. Ed invece si pensa a denigrare costantemente chi rema contro…
E se la tecnologia permettesse un primo passo di reale neutralità della cronaca? I numeri, dotati di fonti e di date chiare, non possono mentire. E il movimento che sottende il Linked Data permetterà una cosa del genere. Permette già oggi maggiore trasparenza e maggiore possibilità di accesso alle informazioni base, prima della mediazione di un media qualsiasi. Poi le opinioni e i documenti si creano a partire da dati realmente trasparenti, quando vengono condivisi, ovviamente. Ma uno Stato non dovrebbe avere l’obbligo morale di farlo? Mi sovviene una frase di Thomas Jefferson:

I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi: sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli.

Se l’importante è che non se ne parli allora è una lotta culturale, una lotta anche di modelli di sviluppo che si stanno opponendo, integrandosi non certo senza atriti. Una lotta di classe per qualcuno, non so, non ho risposte certe. Certo è che per difendere vecchi modelli, e vecchi poteri, si sta facendo davvero di tutto in questi ultimi mesi in Italia.

Se gli scritti e i documenti possono essere manipolati, o deviati, o il punto di vista dell’autore puo’ influire sul racconto che sta facendo, se abbiamo i dati, nudi e crudi, da aggregare in forme comuni e senza dover fare grossi investimenti se non quelli iniziali, cosa cambia? Molto, moltissimo.

Chiudo quindi con una provocazione:
e se al posto di fare silenzio il 14 luglio, come qualcuno propone, non lavorassimo tutti assieme per far emergere in un quadro completo e comprensibile, quello che risulta così palese solo per pochi?
Magari a partire dal quadro offerto da Apogeo con i Fili rossi, un ottimo punto di partenza per offrire maggiore chiarezza su temi tanto importanti.

Visto che Federico ha lanciato proprio ieri il blog di To Report, potrebbe essere un’idea quella di non fare silenzio, ma di aiutare l’emergere delle cose che con i vecchi media, per troppi motivi, non riescono ad arrivare fin dove devono arrivare. Visto che il progetto sembra davvero interessante, avrei una domanda: in che modo To Report potrebbe rispondere a questo tipo di bisogni?
E soprattutto si puo’ provare ad introdurre un nuovo tassello: dai documenti ai dati, tagliando un intermediario a volte assai scomodo.. Anzi, spostandolo un po’ su lungo la filiera dell’informazione, semplicemente. Visioni assai contrapposte quindi, che mettono non pochi paletti culturali allo sviluppo del futuro del Web in Italia.

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento