Purtroppo non ho il tempo per commentare tutto, ma vi assicuro che e’ quantomeno interessante dare uno sguardo ai links qui sotto, per capire quanto e’ veloce non vedere le notizie giuste sparse nel mare magnum della pseudo-informazione di tutti i giorni…

Volevo spendere due parole pero’ per l’introduzione nemmeno tanto velata in America della biometria in un ambiente per le masse: i parchi di divertimento della Disney
Una cosa che ha creato qualche reazione, ma nemmeno troppa direi io…

I vertici del Disney World Resort di Orlando hanno infatti imposto una procedura per il rilevamento di impronte digitali a chiunque acquisti un biglietto giornaliero per il famosissimo parco tematico: una novità sicuramente non inattesa, visto che un sistema d’identificazione del tutto identico era già da tempo una routine per i possessori di abbonamenti stagionali.

Il funzionamento del cosiddetto biometric ticket tag è semplice e consiste in un rilevatore automatico che registra le impronte digitali dei visitatori, associandole univocamente ad un codice numerico.
Una volta registrate all’interno di un apposito database, le impronte di indice e medio permettono di accedere a qualsiasi attrazione all’interno del parco semplicemente toccando uno scanner.

L’American Civil Liberties Union, associazione per la tutela dei diritti civili, ha immediatamente acceso le polemiche: “Gli americani stanno completamente abbandonando il diritto alla privacy“, sostengono i portavoce della ACLU - che si domandano quale vantaggio possa veramente dare questo nuovo sistema. “I dati sensibili finiscono registrati all’interno di un gigantesco database e non viene garantita alcuna sicurezza“, sostiene Larry Spalding della ACLU.

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Un paio di links veloci veloci…
Uno perche’ e’ appena uscito il dossier dell’Authority e presenta elementi interessanti…

L’altro invece sul primo emendamento americano e il nostro corrispettivo articolo 21

Sembra che per una volta in Italia qualcosa e’ meglio del corrispettivo americano…

Riferimenti:

-> Duopolio tv e internet troppo cara - L’Authority denuncia i mali delle Tlc
-> Giornalismo in prigione

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Il documento in questione parla di molte cose e iniziare da un estratto preso dal mezzo non e’ certo un buon inizio, ma non resisto: e’ il cuore del Web2.0 se vogliamo e della rivoluzione che pian piano di soppiatto avremo nei prossimi anni nel Web…
Una cosa che ho gia’ accennato, il famoso Web of data, o Open Data….

Web users are becoming increasingly more savvy, and they have begun to recognise that their ongoing contributions in whatever form, e.g. product reviews, are an important success factor for these businesses.
In short, users are coming to recognise that they are providing data for free, so why should it be locked into that site alone?
**After Open Source, Open Data
**
The growing desire for web users to maintain ownership of their data, plus the increasing willingness for businesses to share their data to benefit from the network effects that web services can engender can be seen as a natural second wave of “open-ness”.
First open source; now open data

This second wave has the potential to be a much bigger and profound movement as it is of immediate relevance to all frequent web users, rather than just software engineers, hackers, businesses, etc.

The pressure for information to be free, is translating into pressure for sites to expose open services for users to interact with.
Similar pressures are leading to standardisation of data formats; web services alone aren’t enough the data must be portable and easily exchangeable. XML and RDF are both core technologies that facilitate this exchange, with specific vocabularies, such as FOAF (description of users) and RSS (syndication of content) addressing particular needs.

Questo e’ proprio uno dei passaggi chiave per capire la direzione che conviene prendere per rendere le applicazioni Web piu’ evolute e cosi’ anche l’esperienza Web stessa…
Per non parlare che creando un sub-strato RDF si crea anche quel livello fondamentale sul quale poggia la visione del Semantic Web…

Con un solo approccio si potrebbero avere ben due vantaggi, uno immediato e uno nel tempo…

Passiamo ora a vedere di cosa si parla in questo paper…

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento