-> USA, aumentano le email che si pagano

La posta elettronica a pagamento, avvertivano già lo scorso anno i firmatari della petizione DearAOL, rischia di determinare anche per le email un problema di net neutrality: solo coloro che possono pagare si assicurano l’accesso al canale privilegiato, mentre coloro che non possono restano imbrigliati nei filtri antispam.
A creare questo sistema di posta elettronica a doppia corsia sono i fornitori di servizi: gioca a loro favore inasprire i sistemi antispam, capaci di cestinare anche la corrispondenza non-indesiderata, rendendo di fatto indispensabile la certificazione della posta, per la quale gli stessi fornitori di servizi vengono retribuiti.

Non discuto dell’utilita’ di tale servizio per le aziende, ma voglio puntare l’attenzione su…
Net Neutrality…

Non credo sia un caso che Internet, il Web, l’ipertesto non siano nati dentro e grazie alle aziende…
Servono ideali e visioni piu’ grandi, e serve piu’ energia intellettuale che, pur essendo grandi quanto volete, nemmeno le corporation possiedono…
**
Forse non c’entra il fatto che il povero operatore abbia sempre piu’ costi di gestione, per l’annosa questione della responsabilita’ del contenuto dei propri server…**
Deve pur inventarsi qualcosa per far pagare un servizio free, nato nel valore aggiunto della Rete,no?

Mah…
Sono perplesso…

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L’altro giorno ho accennato alla questione dell’energia, citando quella geotermica, di cui parlava anche Beppe Caravita…

C’e’ un regalo di Nova, che spero possa continuare nel tempo, visto che altrimenti perdiamo traccia degli stupendi articoli che vengono scritti (_ e questo e’ un problema per tutti i quotidiani, in effetti: il cartaceo che non apra gli articoli online successivamente, e’ qualcosa che viene negato alla collettivita’ purtroppo_ )…

Copertina di Nova24 sulla questione energia
-> A grande richiesta… il PDF verde!

Me l’ho metto sull’Iliad e lo leggo, grazie mille Luca!! :)
Sono temi importanti, anzi fondamentali, e devono diventare di pubblico dominio…

Un grazie di cuore va anche a Caravita, che tenace ci tiene aggiornati su questi temi…
E come dice anche lo stesso Caravita, fate girare la voce, mi raccomando :)

Intanto in Argentina ci sono segnali inquietanti, e grazie al mercato globale si risentiranno a breve…

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Dato anche l’interesse che ho nella trasparenza dei dati e dei servizi, e nella decentralizzazione del sapere, oltre che nella vision del Semantic Web, appoggio totalmente e senza modifiche questo post sul tema Linkedin, FOAF e apertura dei dati:
-> LinkedIn: The Career Platform

Sembra che ci siano delle interessanti direzioni possibili, ma non certo totali o semplici da gestire…

E le discussioni in merito sono interessanti, il filo della coerenza e’ molto sottile da infrangere…
-> Linking in - The “social networking” site turns out to be useful and practically fun.

Quello che manca a FOAF e’ proprio una piattaforma usabile e semplice per garantirne la diffusione e il passaparola.
Un po’ quello che sta accadendo con OpenID, in pratica.

Non credo sia un caso che, pur essendoci anche Tim Berners Lee, abbia SOLO 3 connessioni e inviti ad usare FOAF e sistemi aperti per la gestione della propria rete di contatti.
-> LinkedIn Profile of the creator of the World Wide Web

The FOAF system is open –** a web of people, no matter which communities they belong to, crossing community boundaries.**

Notevole il fatto che il progetto SIMILE abbia fatto un porting per esportare i dati in forma FOAF compatibile dalla propria rete di contatti presente in LinkedIn, e che quest’ultima bloccasse gli utenti che facevano questo.

Warning

It has been reported, that LinkedIn blocks user accounts on which the script has been run. Use with great caution!

Tempo fa discutevo della possibilita’ di togliere il feed RSS2.0 dal blog, e credo sia il caso di farlo a breve, quando aggiorno il tutto.
Atom e RSS1.0 ( RDF in pratica ) credo siano sufficienti.

Ovviamente bisognera’ cercare di gestire il redirect del feed RSS2.0.
Giusto per stare in tema, questo era il motivo principe per il quale non ho mai usato FeedBurner.
Mi toglieva il controllo sul feed, visto che andava a gestirlo lui.

E adesso che e’ stato comprato da Google, non mi dispiace affatto.
Ci sono persone interessanti come Shelley Powers, che si sono tolte dal servizio,appena saputa la notizia.

Buttiamo nel piatto anche questo: e’ un caso che sia stato Google a comprare FeedBurner?
E che non supporti nessun standard semantico?
Centralizzazione contro decentralizzazione, andiamo sempre li’ a finire…

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento