Sui brevetti la questione e’ complessa…

Una risorsa che avevo gia’ indicato tempo fa ma che riassume molto bene la questione e’ questa:

-> No ai brevetti software!

E senza continuare a passare sulla questione formale con il gergo legislativo proviamo ad usare esempi piu’ pratici: riprendo un esempio che ha fatto Di Cosmo nella conferenza di ieri…

Pensiamo a questi due scrittori: Agatha Christie e Arthur Conan Doyle

Prendiamo che il primo che pubblico’ il giallo avesse brevettato la struttura del giallo stesso: cioe’ avesse brevettato l’idea di una storia di un crimine che viene risolto con l’uso della mente e del ragionamento piuttosto che con la forza bruta…

Ora se fosse veramente successo Arthur Conan Doyle non avrebbe potuto in liberta’ scrivere le storie di Sherlock Holmes senza pagare una royalty ad Agatha Christie: triste, no? Per non parlare del fatto che uno scrittore di talento ma squattrinato non avrebbe possibilita’ di sfondare nei gialli se non trova i soldi per pagare questa royalty.

Nel software e’ la stessa cosa: anzi e’ qualcosa di folle, perche’ ci sono brevetti che coprono metodi di uso comune e ormai considerati standard e di pubblico dominio se vogliamo…

Per dire: l’uso della progress bar, quella barra di avanzamento che ci mostra l’avanzamento del processo che stiamo eseguendo.. e’ sotto brevetto…

Il brevetto in se’ nato per difendere l’innovazione in questo caso la frenerebbe: attualmente in America dove si puo’ brevettare tutto, ci sono elementi interessanti da considerare…

Fino ad ora i brevetti hanno fatto comodo ai grandi perche’ possono difendere i loro interessi e lucrarci sopra all’infinito e schiacciare i piccoli… ma tra grandi non ci sono lotte per il “quid pro quo” che esiste..

io non tocco te sui miei brevetti e tu fai altrettanto con i tuoi

Il problema nasce quando dei piccoli hanno sfruttato questa situazione e la crisi dell’IT del 2001 e hanno comprato societa’ in fallimento che detenevano brevetti interessanti…
In pratica sono societa’ parassite nel sistema che non fanno nulla: hanno solo un team di avvocati che studiano cosa e a chi fare causa di violazione brevetto e chiaramente citano i grandi…
Un caso su tanti: la EOLAS che ha citato MS per l’architettura a PLUGIN di Internet Explorer..
arrivati a vincere ben $521 milioni di dollari: non male,no?

Quindi sembra che adesso anche i Grandi inizino a lamentarsi del sistema a brevetti americano..
continuando ad appoggiare pero’ la loro introduzione in Europa…

A tal proposito e’ interessante sapere che per Martedi 17 Maggio e’ prevista una mobilitazione nazionale… giorno della discussione al Senato italiano della posizione italiana nei confronti di questa cosa…

Persino Richard Stallman ha inviato una lettera ai nostri parlamentari per farli riflettere: alcuni passi significativi…

..[…]…
A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell’intero programma ma non le singole idee che lo compongono, la brevettabilità del software consentirebbe un monopolio sull’uso di tecniche generiche.
Un programma complesso è la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un paese permette la brevettabilità di ognuna di queste tecniche, un programma complesso può infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo. **
..[…]…
Un programma è come un romanzo: una raccolta di dettagli che insieme sviluppano molte idee. Immaginate cosa accadrebbe se ogni idea letteraria venisse brevettata, per esempio “una scena d’amore con una donna sul balcone” o “gli occhi blu di una persona che assomigliano al mare”.
Chiunque scrive un romanzo potrebbe violare diverse centinaia di brevetti; se uno scrittore scrivesse con la preoccupazione di essere incriminato, difficilmente scriverebbe un buon romanzo. Non è questo il modo di promuovere la scrittura né dei romanzi, e neanche dei programmi software.
..[…]…
Poi c’è il mito che vuole che
i brevetti possano “proteggere” i “piccoli inventori” dalla competizione delle multinazionali**.
Se questo fosse vero le multinazionali non sarebbero favorevoli alla brevettabilità del software. Ogni multinazionale usa le sue migliaia di brevetti per mettere ognuno nelle condizioni dello scambio le licenze. Così facendo il programma innovativo di un piccolo inventore combinerebbe le sue poche nuove idee brevettate con le centinaia (o migliaia) di idee ben conosciute, alcune brevettate da IBM, alcune brevettate da Microsoft, ecc. Poi loro si comporteranno con lui come se la questione dei brevetti non ci fosse.
C’è quindi il mito del vantaggio che le compagnie americane avrebbero proprio perché gli USA riconoscono la brevettabilità del software mentre l’Europa no. Se questo fosse vero, le compagnie statunitensi ed il governo degli Stati Uniti non presserebbero l’Europa per consentire la brevettabilità del software.

Vedete che anche lui prende spunto dalla letteratura e dal romanzo…

Ma la parte piu’ incisiva e’ sicuramente la fine:

I brevetti degli Stati Uniti riguardano soltanto ciò che è fatto negli Stati Uniti, ma ognuno può avere un brevetto statunitense. Le compagnie europee possono avere brevetti statunitensi e attaccare gli sviluppatori americani. Ma attualmente gli Americani non possono avere brevetti software Europei e quindi attaccare gli Europei. Fino a che l’Europa rifiuterà di brevettare il software, l’Europa avrà questo vantaggio.

Se l’Europa mantiene il suo vantaggio, con il rifiuto di brevettare software, finalmente il mio paese può trovare necessario competere cambiando la sua insensata politica. Per favore, aiutate gli Stati Uniti a salvarsi dai brevetti sul software, salvando innanzitutto voi stessi.

Lodevole come lettera,no?

Riferimenti:

-> Brevetti, il 17 mobilitazione nazionale
-> Richard Stallman scrive al Parlamento italiano

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In questi giorni si sta decidendo il futuro europeo riguardo alla annosa questione dei brevetti…

Vista l’importanza e la scarsita’ di comprensione da parte dei non-tecnici, la Free software foundation ha mandato a tutti gli europarlamentari una lettera aperta con le dovute informazioni…

Questo e’ fondamentale dato che la normativa potra’ essere bloccata SOLO dall’unanimita’ di voto: una cosa veramente diffcile da raggiungere, ma la speranza e’ sempre l’ultima a morire…

La lettera aperta e’ qui:

-> http://www.fsfeurope.org/projects/swpat/appello-it-mep.pdf

La speranza è che** la posizione di astensione dell’Italia**, in sede di Consiglio Europeo,** possa trasformarsi** - come è stato il caso della Polonia - in una posizione attivamente contraria alla proposta di direttiva che il Parlamento Europeo si troverà ad affrontare a Luglio, in occasione della seconda lettura.

Intanto nel paese della liberta’ ecco cosa sta per passare:

Il Senato statunitense festeggia, in un clima di assoluta unanimità, l’approvazione del Real-ID Act.
Superati i timori di un ipotetica stroncatura da parte della camera alta, manca solo la firma del Presidente: entro pochi giorni sarà via libera per il documento nazionale biometrico.
Il nuovo corpo di leggi, approvato durante la votazione per il rifinanziamento della missione in Iraq, prevede inizialmente la creazione di un sistema unificato per le patenti di guida, finora emesse e gestite dai singoli stati. Una svolta epocale che interesserà tutte le future generazioni di cittadini americani.

Eccone un’altra parte interessante:

Questo perché il Dipartimento per la Sicurezza nazionale ha già dichiarato di voler adottare i nuovi chip con tecnologia RFID, utilizzabili in molti modi.
Chip associabili a documenti, merci e prodotti di ogni genere, persino impiantabili nel tessuto cutaneo: microdispositivi utilizzabili, senza troppi investimenti, per costruire un sistema di mappatura dei movimenti e di identificazione a distanza.

Ora lo so che l’avanzamento tecnologico americano e’ sempre superiore al nostro, ma questo e’ un caso in cui non voglio che l’Europa sia il cagnolino che segue a ruota quello che succede oltreoceano…

Anche se la questione della Gillette che ha gia’ utilizzato questi famosi chip RFID ha sollevato un polverone, sintomo di una sensibilita’ nostrana non indifferente…

Speriamo che prevalga il buon senso… per una volta…

Riferimenti:

-> Brevetti software, mezzogiorno di fuoco
-> Washington: è ora di schedare gli americani
-> RFID: uno studio italiano

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La libera conoscenza delle idee crea il progresso, e le tecnologie che abbiamo a disposizioni in teoria faciliterebbero tale flusso libero…

Il problema e’ che bisogna pur vivere… ma quando e’ troppo, e’ troppo…

Pretendere che di fronte ad una qualsiasi opera personale, oltre al lavoro per farla occorra una specie di brevetto per poi lucrarci sopra e’ insopportabile: e’ l’idea di fare soldi facilmente…

Fai qualcosa di appena appena originale e poi sei a posto per tutta la vita: si e le conseguenze?

Per fortuna non tutti la pensano cosi’ e hanno di fronte altri ideali, altrimenti a quest’ora non avremmo certo la possibilita’ di comunicare…

Proviamo a pensare se l’idea o i protocolli di Internet fossero stati brevettati, o ancora l’invenzione del Web da parte di Tim Berners-Lee, o ancora il layout a tre colonne o i menu a scomparsa, o …

Se avete altri esempi ben lieto di includerli…

Il problema nasce da questa notizia tratta da Punto Informatico:

-> Come proteggere il design di un sito?

Siamo alla follia: l’autore ( nemmeno di parte, il sito di riferimento e’ questo: patnet.it ) cerca di far capire i riferimenti legislativi per tutelare sotto opera d’ingegno anche un design di un sito… in pratica una specie di brevetto da applicare al sito stesso…

Ora non so se e’ chiaro il modo con cui Internet funziona, e i motivi che ne hanno decretato il successo e la relativa facilita’ di scrittura contenuti: facciamo qualche punto…

  • la libera circolazione di tecniche e trucchi per pubblicare su Web sono la chiave dello sviluppo stesso dei siti: si imparano nuove tecniche e le si adattano alle proprie esigenze in piena liberta’.. e si va dal design al codice javascript condiviso
  • l’usabilita’ e le tecniche di navigazione dei siti sono uno standard ( o meglio dovrebbero esserlo ) e lo sono diventati solo grazie alla libera diffusione e sperimentazione delle tecniche di navigazione
  • il Web stesso si basa sul concetto di LINK: proviamo a pensare se alcuni siti imponessero una tariffa da pagare per avere la possibilita’ che siano linkati da terzi… perche’ magari sono siti importanti… e venga cosi’ sfruttata la loro immagine
  • l’uso di certe immagini, l’uso cromatico di certe combinazioni di colori… sotto brevetto a costi di licenza folli: chiuderebbero tutti i siti privati e personali o senza aziende o pubblicita’ alle spalle: la semplicita’ stessa del Web verrebbe meno
  • le idee originali sul web design non possono certo esserlo, per definizione ormai si costruisce sempre sul lavoro di qualcun altro… affermare il contrario e’ ipocrita, tranne per qualche mago del CSS ( e cmq le tecniche ci sono..ma alcune sono poco diffuse )
  • pensiamo se i grandi esperti iniziassero a brevettare le loro tecniche innovative: gli unici siti che starebbero al passo coi tempi sono quelli che hanno soldi alle spalle… una eventualita’ molto brutta

Il problema e’ che si vuole vivere facendo sempre meno e intrerpretando le leggi e le normative senza l’uso del buon senso…

Di brevetti ne capisco poco, a fondo pagina troverete parecchio materiale dove le cose sono spiegate molto bene:
il problema a mio avviso e’ che nel campo informatico i brevetti non sono applicabili come nel mondo industriale…e nell’era industriale: oggi sono anacronistici e vanno aggiornati, non certo aboliti.

Nel nostro mercato oggi brevettare significa difendere le multinazionali, far crollare l’innovazione e lo spirito di ricerca nonche’ la ricerca stessa…

sarebbe un gravissimo passo indietro per l’umanita’…

Cosa combina invece l’America?

Be’ e’ presa talmente male che adesso stanno per mettere** sotto copyright** anche alcune posizioni dello Yoga!!! maggiori info su ZeusNews

Non riesco nemmeno a commentare certe vicende: sono deluso…

a volte sarebbe meglio tornare indietro nel tempo, non credete?

Riferimenti:

-> Come proteggere il design di un sito

-> Lessig, jihad contro monopoli e brevetti?
-> No ai Brevetti Software - da attivazione.org
-> Saggi di Richard Stallman ( anche sui brevetti )

-> Yogux, Microyoga e il copyright creativo

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento