AGGIORNAMENTO: molte segnalazioni sul tema sono presenti nel post precedente in realtà:
-> Open Data e progettazione urbana partecipata: crowdsourcing locale integrabile nel globale, thanks to Fram_menti

Su invito di Alberto Cottica e di altri appassionati degli Open Data ( Federico Bo, Laura Tagle, Gaspar Torriero e Massimo Mantellini, ed io aggiungo Titti Cimmino e Gigi Cogo [ questa è la risposta verso le istituzioni più pragmatica rispetto semplicemente al civic hacking, caro Gigi ], Ernesto Belisario e Nicola Mattina ), partecipo ad un meme collettivo che vuole stimolare tutti, chiunque, a segnalare dove ci siano dati grezzi sulla PA o sullo Stato in generale in giro per i siti governativi italiani e i siti ad esempio delle agenzie per il territorio ( ARPA e similari ).

Per citare Alberto nel fine comune:

Lancio una proposta: se siete a conoscenza di dati pubblici e aperti, a qualunque dimensione (da quella nazionale a quella del quartiere: ci sarà pure qualche Comune o qualche Asl “smanettona” là fuori!) e su qualunque cosa, fatemelo sapere. Non importa come: commenti al blog, sui social network, telefono, segnali di fumo, quello che volete. Io mi impegno a condividerli in qualche modo (molti si sono ammassati qui in modo abbastanza spontaneo).

Ovviamente mi impegno pure io .)
Lo ripeto affinchè si capisca, ma già guardando il post di Alberto nei commenti emerge: dove ci sono dati grezzi disponibili in maniera pubblica in giro per i siti italiani, abbiamo bisogno che ci vengano notificati attraverso commenti, segnalazioni o altre forme più strutturate che vi propongo a fine post. Abbiamo bisogno dell’intelligenza collettiva della Rete italiana per vedere quanto abbiamo già a livello online sui dati pubblici.

Perchè è importante?
Perchè così poi si potrà raccogliere in un unico punto il materiale che abbiamo già e che non sappiamo di avere. E questo sarà fondamentale: è il primo passo promosso da Obama a suo tempo nel promuovere il sito data.gov in effetti, e il passo chiave per far capire alla nostra classe politica cosa significhi avere un data.gov.it, non certo una raccolta di pdf o di dati non indicizzabili con i motori di ricerca .(
Prima vediamo di raccogliere un po’ di dati, e prima potremmo poi discutere anche di come usarli e con che cosa, a livello di strumenti software.

Qui in Italia nel corso della primavera, quando sono iniziate le voci grosse attorno al tema e lo speciale fatto per Nova24, è partita una discussione sul tema che cercava prima di consapevolizzare, poi di trovare delle vie pratiche per promuovere questo bisogno anche a livello di funzionari statali. Tra gli altri Titti Cimmino ha aperto una via interessante, citando il progetto CKAN in questo post:
-> it.ckan.net : Open Data a raccolta, puntando ai LOD.

Ma se qui in Italia giungono solo riverberi, l’immobilità di fronte al tema opendata – linkeddata, forse (timidamente), sta lasciando il posto a qualche lieve spinta in avanti. Dopo il mio scoramento che ho fatto trapelare dalle parole scritte nel mio ultimo post relativo alla situazione del Linked Open data in Italia, ho avuto un breve scambio di battute con Stefano Costa, coordinatore del Working Group on Open Data in Archaeology .

In quell’articolo esprimevo il mio rammarico per l’esiguo numero di riferimenti di Open Data in Italia che Stefano, con la collaborazione dell’instancabile Rufus Pollock, aveva raggruppato: in effetti in prima battuta erano stati elencati solo i dati.piemonte.

it.ckan.net ora offre una raccolta di dati aperti.. magari è presto per i Linked Open Data in Italia?

Infatti è stata aperta una sezione italiana del CKAN non a caso:
-> http://it.ckan.net/

Io nel mio piccolo, prima di confrontarmi con Alberto in questa bella discussione anche sui tools che si possono usare per navigare ed organizzare tali Open Data, già mi accingevo a capire come usare l’archivio CKAN creato a tale scopo a livello mondiale per questi fini, come già spiegava a suo tempo Read Write Web nel 2008, perchè il CKAN è:

CKAN è un catalogo di dati e contenuti aperti CKAN facilita la ricerca, l’utilizzo e il riutilizzo di contenuti e dati aperti, in particolare in modalità automatica

Non è un caso che sia dietro alla gestione anche del data.gov.uk britannico .)
-> Who is involved in the project?

Data.gov.uk is a key part of the Government’s work on Transparency which is being lead by the Transparency Board. Data.gov.uk implementation is being led by the Transparency and Digital Engagement team in the Cabinet Office, working across government departments to ensure that data is released in a timely and accessible way. This work is being supported by Sir Tim-Berners Lee & Professor Nigel Shadbolt.

There are a number of technical partners involved in the project to date. These include the Comprehensive Knowledge Archive Network (CKAN):

**CKAN stores the catalogue behind data.gov.uk and a growing number of open data registries around the world. It is a project created by the Open Knowledge Foundation to provide make it easy to find, share and reuse open content and data.

The CKAN software provides its own web interface, programmer’s API, feeds notifying of changes, and a browsable history of all changes.**

Proposta strutturata: un wiki per raccogliere le segnalazioni

Per dare un minimo di ordine e per facilitarci nella raccolta degli stimoli, ho creato un documento collettivo pronto per essere compilato per chi volesse già segnalare, anche in maniera incompleta, quello che trova in Rete:
-> Open Data in Italia? Dove sono le fonti già online?

Ho abbozzato i dati da inserire per ogni fonte sui dati che sono richiesti per l’inserimento nel CKAN italiano.
Per gli altri, un commento, un qualcosa con l’hashtag #opendataitaly, o una mail è gradita ( matt at blog.dagoneye.it )! L’importante è parlarne, facciamo girare la voce e vediamo se in questo Paese il senso civico per una volta riesce a prevalere sul caos in cui stiamo vivendo oggi. E la cosa bella è che stavolta è proprio presente una contaminazione tra bloggers, civic hackers e funzionari pubblici che possono fare la differenza. Lo Stato d’altronde è di tutti, no? .)

Ah, e se vi vengono in mente, per i più tecnici, altri strumenti che si potrebbero usare per navigare e organizzare i dati rispetto a quelli segnalati in questa discussione, ben venga! Segnalatelo pure nei commenti!
Anche perchè è bello poter leggere cose di questo tipo:

l’interesse registrato in rete sul tema open data in queste settimane (guardate per esempio questo thread) ha sorpreso piacevolmente chi, nelle istituzioni, cerca di portare avanti questo tema. Al nostro aperitivo, per esempio, era presente Aline Pennisi, che ha pubblicato i dati relativi al bilancio dello Stato della Ragioneria Generale dello Stato (ne ho parlato qui). Lei si aspettava di trovare un interesse nei parlamentari e nei professori universitari che finora non c’è stato; ed era molto intrigata nello scoprire che i “suoi” dati vengono discussi appassionatamente nella blogosfera, che conosce poco.

Diamo una mano a collegare le istituzioni con la popolazione, grazie alla Rete!

Per mostrare cosa poi si puo’ fare se abbiamo i dati grezzi, ecco qualcuno che difende l’innovazione in questo pazzo Paese:
-> Ci siamo! - Linked Open Camera

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AGGIORNAMENTO: sembra che il decreto sulle intercettazioni sarà discusso in settembre, mi accorgo solo ora dell’ottimo post di Sergio Maistrello sugli stessi temi, che condivido. E comunque c’è gente che mette le mani avanti, incredibile!
La mia spinta arriverà nei prossimi giorni, in forma costruttiva…

Alcuni punti di vista diversi, che vorrei condividere, in vista della proposta del silenzio stampa del 14 luglio 2009 come forma di protesta contro il decreto legge sulle intercettazioni, ma non solo:

  • il decreto legge sulle intercettazioni: una follia per quanto sia ambiguo e che mette in crisi la libertà di espressione in Rete e sui media in senso lato. Se si pensa che abbiamo dei dilemmi simili sulle creazione di contenuti non strutturati in Rete in Italia, come faremo ad accettare la condivisione e la pubblicazione di dati strutturati grazie al Semantic Web e al Linked Data? Iniziare dalla petizione di Marco Camisani Calzolari sarebbe già qualcosa… Perchè, se questi sono in effetti gli inizi, non siamo messi bene.

  • altra legge: quella sul diritto all’oblio, che puo’ sembrare di no, ma è assolutamente un tema complesso e rischioso, per dirla alla Quintarelli. E il video di Travaglio in merito pone questioni notevoli di riflessione.

    Le leggi rappresentano il design delle opportunità a cui un Popolo puo’ accedere, per cui non sono aspetti di poco conto. L’opportunità di trasparenza e di memoria a costo zero o quasi data dalla Rete è una cosa che vogliamo buttare così, oppure è meglio rifletterci? Aiuterebbe la Società nel suo complesso? E la Storia?

Ci sono delle evoluzioni tecnologiche, e delle direzioni che stanno prendendo queste ultime, e si ritiene che chi legifera conosca o che si faccia raccontare lo stato di tali evoluzioni. Invece si interpreta tutto con un approccio di difesa del vecchio potere contro la novità che avanza, naturalmente e globalmente.Un bel caos, insomma.
Ma solo se si pensa che l’oggi rimanga tale e quale.

<!--more-->

Se io cerco una stringa di testo dentro google legata ad una persona che abbia avuto guai giudiziari, se questa è assai citata emerge certamente una notizia scomoda e datata magari. Il PageRank dà priorità agli elementi che si trovano più citati da fonti diverse. Il fatto che sia magari una notizia legata ad un processo o simili non deve spaventare: rimane un fatto storico e comunque un percorso del passato di una persona.Uno dei dilemmi presenti sta nella mancanza di una data esplicitata magari, e non nel fatto che la Rete tenga memoria di un fatto. E' responsabilità di chi pubblica le notizie di farlo nel modo corretto, anche tecnologico:  **se il motore di ricerca ponesse in chiaro un modo di navigare nelle notizie anche temporale, tutto sarebbe più esplicativo, no?** Un po' come quando ci si lamenta che il motore di ricerca indicizza materiale nascosto: non è colpa del motore ma di chi non ha seguito le regole per dire al motore di non indicizzare tale contenuto. E poi molto dipende dalla comprensione del singolo utente che legge tale notizia e della sua poca dimestichezza con le logiche della Rete: aggiungere un commento alla notizia magari, che rimandi ad un fatto più recente relativo a quel procedimento correggerebbe l'informazione presente, ad esempio.

Ed ormai ci sono modalità emergenti per rendere con sempre più chiarezza le dimensioni delle informazioni a cui noi siamo tanto abituati:

*   spazio
*   tempo
*   contesto o argomento, relazioni

Non servono particolari interfacce da imparare quando si hanno modi di scomporre quello che vediamo secondo questi assi fondamentali. Si pensi alla timeline di recente introduzione da parte di Google, e alle informazioni aggiuntive sulle ricerche, per ora presenti solo nel mercato USA.
-> Esempio su Michael Jackson.
E non solo: se Google puo’ fare questo, anche il singolo lo puo’ fare con quello che pubblica: il W3C con gli standard a supporto del Semantic Web promuove proprio questo tipo di progresso e di libertà individuale. Si pensi alla timeline del progetto SIMILE, già conosciuta e disponibile dal dicembre 2006 per gli sviluppatori! Ma serve anche formazione costante e continua sulle potenzialità e sul percorso, non tecnico, ma sociale di Internet e delle sue evoluzioni. Interpretazione delle fonti, autorevolezza, triangolazione delle fonti medesime e via dicendo…
Cose che oggi necessitano ancora di molto lavoro manuale, ma che domani potrebbero essere fatte automaticamente grazie alle evoluzioni possibili con il Semantic Web. Ma occorre comunque essere consapevoli delle dinamiche in gioco.
Questa è la soluzione di base, oltre che quella di capire che la Rete non è anarchia, e nemmeno fuori controllo.
Semplicemente, ha delle regole insite nel suo DNA che sono profondamente diverse da quello che un singolo Stato puo’ pensare di controllare. Il controllo in Rete ha bisogno di un attento equilibrio, in effetti, per non far perdere all’Italia importanti opportunità. Ci vuole maggiore comunicazione, maggiore formazione su quello che è la Rete. Ed un equilibrio informativo di questo tipo manca quasi del tutto a livello dei mass media, direi. Forse Venezia è una delle poche frontiere che stanno sperimentando in tal senso…

  • l’amico Fabio Giglietto parlando del ruolo di Internet nella politica cita due progetti orientati ad avvicinare lo Stato e la Rete e la sua maggiore capacità di trasparenza: > Nelle iniziative di rete trasparenza e apertura sono essenziali. Guardate il sito Recovery.gov ( oggi non è più esistente, ed ha cambiato natura e proprietario - NdA ) o il nuovo progetto Data.gov varato di recente dal governo americano nell’ambito del piano Open Government. Il primo sito fa il rendiconto di quanto e come sia stato speso il denaro del piano di stimolo dell’economia varato dal governo americano per fronteggiare la crisi. Il secondo rende disponibile in formato standard e facilmente riutilizzabile i dati di molte agenzie federali. Con questi degni obiettivi anche negli USA si sta iniziando un percorso per avvicinare sempre più il dato in forma aperta alla comunità della Rete, e la comunità stessa cerca di consigliare sul come farlo sempre più compatibilmente con gli sforzi del Semantic Web e del Linked Data:
    -> Use semantic technology to link data.gov and recovery.gov resources idea
    In questa presentazione alcuni ottimi spunti su tale linea:
  • sulla linea di quello che accade negli USA, anche in UK si stanno predisponendo, anche con l’aiuto di Sir Tim Berners Lee, l’inventore del World Wide Web, le medesime misure di trasparenza ed accesso all’informazione governativa facilitata dalle tecnologie legate al Semantic Web e al Linked Data:
    -> Interesting semantic web stuff

    TimBL is working with the UK Cabinet Office (as an advisor) to make our information more open and accessible on the web [cabinetoffice.gov.uk]
    The blog states that he’s working on:

    *   overseeing the creation of a single online point of access and work with departments to make this part of their routine operations.
    *   helping to select and implement common standards for the release of public data
    *   developing Crown Copyright and ‘Crown Commons’ licenses and extending these to the wider public sector
    *   driving the use of the internet to improve consultation processes.
    *   working with the Government to engage with the leading experts internationally working on public data and standards
    

Visioni contrapposte e tendenze che ci stanno facendo perdere importanti opportunità.
Insomma, in Italia oltre ad avere problemi tecnologici, i dilemmi culturali tendono ad aumentare, e non di poco. E sono questi dilemmi che poi vanno a bloccare le iniziative di business basate sull’innovazione tecnologica, quella vera pero’. Quella che non deve necessariamente costare cifre faraoniche, ma che lavora con tempi e modi diversi, che sono quelli del merito e delle persone. Di quelle giuste, di quelle che possono proporre idee distruttive. E che quindi risultano scomode.
Come trovare un collante tra quello che è già possibile fare, e gli scenari di applicazione, e quello che invece è nella testa di chi legifera con modelli vetusti e anacronistici? Anche all’estero in questi tempi di crisi, non è cosa comunque semplice…

Come fare ad introdurre il concetto di fatto, o di diritto di cronaca, in un Paese del genere? E non parlo tanto dei contenuti e dei fatti che in vista del G8 la stampa internazionale ci ha buttato contro, quanto della copertura e della profondità delle contro risposte ufficiali visibili sui mass media italiani. Prima di capire se le cose siano vere o meno, si dovrebbe controbattere fatto contro fatto. Ed invece si pensa a denigrare costantemente chi rema contro…
E se la tecnologia permettesse un primo passo di reale neutralità della cronaca? I numeri, dotati di fonti e di date chiare, non possono mentire. E il movimento che sottende il Linked Data permetterà una cosa del genere. Permette già oggi maggiore trasparenza e maggiore possibilità di accesso alle informazioni base, prima della mediazione di un media qualsiasi. Poi le opinioni e i documenti si creano a partire da dati realmente trasparenti, quando vengono condivisi, ovviamente. Ma uno Stato non dovrebbe avere l’obbligo morale di farlo? Mi sovviene una frase di Thomas Jefferson:

I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi: sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli.

Se l’importante è che non se ne parli allora è una lotta culturale, una lotta anche di modelli di sviluppo che si stanno opponendo, integrandosi non certo senza atriti. Una lotta di classe per qualcuno, non so, non ho risposte certe. Certo è che per difendere vecchi modelli, e vecchi poteri, si sta facendo davvero di tutto in questi ultimi mesi in Italia.

Se gli scritti e i documenti possono essere manipolati, o deviati, o il punto di vista dell’autore puo’ influire sul racconto che sta facendo, se abbiamo i dati, nudi e crudi, da aggregare in forme comuni e senza dover fare grossi investimenti se non quelli iniziali, cosa cambia? Molto, moltissimo.

Chiudo quindi con una provocazione:
e se al posto di fare silenzio il 14 luglio, come qualcuno propone, non lavorassimo tutti assieme per far emergere in un quadro completo e comprensibile, quello che risulta così palese solo per pochi?
Magari a partire dal quadro offerto da Apogeo con i Fili rossi, un ottimo punto di partenza per offrire maggiore chiarezza su temi tanto importanti.

Visto che Federico ha lanciato proprio ieri il blog di To Report, potrebbe essere un’idea quella di non fare silenzio, ma di aiutare l’emergere delle cose che con i vecchi media, per troppi motivi, non riescono ad arrivare fin dove devono arrivare. Visto che il progetto sembra davvero interessante, avrei una domanda: in che modo To Report potrebbe rispondere a questo tipo di bisogni?
E soprattutto si puo’ provare ad introdurre un nuovo tassello: dai documenti ai dati, tagliando un intermediario a volte assai scomodo.. Anzi, spostandolo un po’ su lungo la filiera dell’informazione, semplicemente. Visioni assai contrapposte quindi, che mettono non pochi paletti culturali allo sviluppo del futuro del Web in Italia.

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento