Il titolo di questo libro può fuorviare per diversi motivi…

Intanto non è un libro tecnico per cui anche i non informatici possono leggerlo senza molte difficoltà.
E’ un libro strano, se vogliamo essendo scritto a più mani e quindi con stili e finalità differenti, che visto il tema trattato forniscono diverse chiavi di lettura di un fenomeno ampio e incompreso…
L’hacking appunto
In realtà è un libro che tenta di spiegare una nuova etica e lo fa con un approccio stimolante e diretto…

Osserviamo la società in cui viviamo, la società della rete, della net-economy, la società della globalizzazione economica.
Prendiamo il lavoratore flessibile, schiavo del proprio lavoro, di un lavoro che si insinua nel suo tempo libero, che tenta di prendere il sopravvento sulla sua vita per divenire valore fine a se stesso e fine ultimo di questa; un lavoratore che dev’essere sempre pronto a spendere tempo e denaro di tasca propria per darsi un’autoformazione.
E se esistesse un altro punto di vista, una nuova etica che interessasse il lavoro, un’etica per rendere la vita umana di nuovo umana e degna di essere vissuta?
Forse proprio da questo punto parte il lavoro di indagine del professore finlandese Pekka Himanen, indagine attraverso l’etica di quel gruppo di persone che hanno creato le tecnologie che ci circondano, gli hacker.

E se prendiamo un’altra recensione ecco cosa dice l’antefatto:

Il libro di Pekka Himanen, che un così vasto dibattito ha suscitato negli Stati Uniti, approda nelle librerie italiane a distanza di pochi mesi dalla sua apparizione per i tipi della Random House, grazie all’eccellente traduzione di Fabio Zucchetta per Feltrinelli.

Fin dal titolo, che vuole ricalcare quello dell’opera forse più fortunata di Max Weber, Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus (1904-1905), l’autore si propone di istituire un raffronto tra l’etica che ha incarnato i valori di una certa struttura economico-produttiva e un nuovo modello di etica che starebbe emergendo in connessione all’affermarsi di una serie di mutamenti significativi nel medesimo quadro produttivo e che vengono sinteticamente presentati dal sociologo statunitense Manuel Castells nell’epilogo del libro.

Detto altrimenti, all’etica del lavoro e del denaro propri del pensiero protestante, che secondo lo studio di Weber avrebbe rappresentato un contributo decisivo alla nascita ed all’affermarsi del capitalismo, si andrebbero sostituendo secondo Himanen altri valori che, nati dal mondo dell’hacking, si starebbero diffondendo in ambiti sempre più estesi della nostra società, in relazione al passaggio ad un nuovo paradigma tecnologico che ne starebbe plasmando l’intera struttura materiale.

E per capire come è strutturato il libro

La proposta che viene discussa è infatti quella di un diverso atteggiamento nei confronti tanto del lavoro che del denaro, ed implicante una diversa concettualizzazione della collettività, come è emersa anzitutto proprio nella cerchia dei protagonisti della prima delle due innovazioni tecnologiche sopra menzionate: gli hackers.
I sei capitoli, suddivisi in tre parti, del libro si articolano infatti ad illustrare — uno per capitolo - i valori alternativi di cui questi ultimi si sarebbero fatti portavoce in alternativa a quelli affermatisi nella società dell’informazionalismo.

Pur riconoscendo che probabilmente è ancora un’etica di nicchia e di certo non di facile presa nel nostro mondo e’ interessante vedere come viene conclusa questa recensione:

E’ un’etica, tuttavia, che può essere forse utile come parametro per valutare da una prospettiva diversa quei mutamenti in atto sotto i nostri occhi e verso i quali sembriamo poco meno che ciechi: l’esempio relativo alle letture possibili del concetto di flessibilità va in questa direzione. In conclusione, il libro di Himanen è un documento senz’altro importante sul dibattito in atto attorno alle trasformazioni prodotte dalla cosiddetta terza rivoluzione industriale, sui meccanismi che presiedono la nostra società e sui valori che ancora, dopo tutti i dibatti sulla fine delle ideologie, la pervadono (e ci pervadono), e che tuttavia fallisce nella pretesa di rappresentarsi come un percorso alternativo praticabile.
Io non mi trovo d’accordo con questa conclusione visto che è sotto gli occhi di tutti che qualcosa questo nuovo spirito la sta facendo e tutta la comunità open source pur non condividendo appieno tutti i punti esposti nel libro si riconosce in questo nuova etica.
La realtà è che non si deve cambiare in toto il sistema, ma semplicemente ci si deve integrare nel sistema stesso.

Consiglio la lettura dell’intervista all’autore che per certi versi e’ illuminante…
-> Il filosofo della passione hacker

E’ un libro a volte complesso e molto forte per quello che cerca di esprimere: può essere una spiegazione per sommi capi di un fenomeno che la gente stenta a comprendere secondo i canoni che usiamo nella nostra società e qui mi riferisco principalmente al denaro.

Se leggete questo libro capirete forse qualcosa in più.

Riferimenti:

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Si parla tanto della democrazia americana come modello pure da esportare, della liberta’ della loro Costituzione come modello della societa’ occidentale…

Lo sara’ stato, perche’ oggi siamo a questo:

Washington, in nome della Famiglia
Con questo slogan passa la normativa più repressiva degli Stati Uniti contro la pirateria e l’immoralità: al via censure fai-da-te e fino a 10 anni di carcere per i bootlegger digitali. Esultano le major
[…]
Infatti dopo l’approvazione da parte del Senato, anche la Camera dei Rappresentanti ha dato il via libera al controverso Family Entertainment and Copyright Act.
La votazione si è svolta in un clima unitario: entrambi gli schieramenti hanno approvato gli emendamenti proposti dal repubblicano Lamar Smith, che si conferma il politico americano più agguerrito contro l’illegalità digitale.

Le principali novità che verranno introdotte dal FECA riguardano soprattutto quella che viene considerata la tutela delle famiglie, punto cruciale del secondo mandato Bush: i sistemi di censura fai-da-te per i DVD, pensati apposta per proteggere gli spettatori più sensibili, sono adesso legali..
Il senatore Smith sostiene che “i genitori possono finalmente decidere ciò che i loro figli possono vedere”. ClearPlay, leader nel settore dei sistemi di censura domestica, è entusiasta: “È una vittoria per le famiglie ed una notizia fantastica per la nostra azienda”, sostiene Bill Aho, CEO dell’azienda di Salt Lake City. Presto, grazie alle nuove leggi, ClearPlay introdurrà sul mercato un piccolo dispositivo USB che permetterà di applicare i filtri su qualsiasi computer.
MPAA, dopo avere lanciato una inquietante campagna di sensibilizzazione internazionale, ha ottenuto nuove, pesantissime pene per chiunque si dedichi alla pirateria. Infatti gli USA inaspriscono ulteriormente le regole del gioco, promettendo vita dura ai pirati..
Soprattutto per i cosidetti bootlegger che, armati di telecamera, riescono velocemente a diffondere sulle reti P2P anche pellicole in anteprima esclusiva.

[…]
Sono previste multe fino a 250mila dollari per chi copia più di 10 film. Reclusione fino a tre anni per i bootlegger colti in flagranza. Fino a dieci anni di reclusione per chi distribuisce un prodotto multimediale prima del suo rilascio ufficiale.

La pirateria viene così punita alla stregua di reati federali come stupro e rapina a mano armata.

Mentre dall’articolo precedente a questo questa parte e’ interessante:

Vedere un film è un’esperienza unica, come andare al teatro oppure guardare un dipinto. Permettere che tecnologie come ClearPlay siano utilizzabili liberamente significa tutelare i più piccoli, significa permettere di vendere film “proibiti” anche a bambini di 10 anni: è un’ottima mossa strategica che può salvare il mercato dell’home entertainment, minacciato dal P2P e dal crollo delle vendite al dettaglio. Hollywood però sembra proprio non crederci e si appella alla proprietà intellettuale.

La verità è che il giochino sembra porre indiscriminatamente tutti quanti sullo stesso piano: quello di consumatori passivi ed incapaci di recepire, elaborare e dare un senso ai messaggi trasmessi dai media.
Esautora i genitori dal loro ruolo di educatori, inganna i più piccoli con surrogati cinematografici.
La domanda di fondo rimane sempre la solita: è giusto che il mercato, ovvero una tecnologia, si sostituisca alle scelte dell’utente?

Ora puo’ essere che l’articolo in questione accentui un po’ i toni rispetto ai rispettivi in inglese, ma il fatto e’ a mio parere gravissimo…

Anche se sembra che l’ideale di tutelare maggiormente le famiglie sia un ideale da seguire, questo non e’ il modo giusto per farlo…
in paesi poi come l’America dove vivono molte counita’ un po’ fuori dal mondo ricreare l’era del proibizionismo non mi pare una buona idea…

Oltre che ledere le opere stesse, si viene a creare un precedente di censura: a quando poi la censura di materiali ritenuti scomodi?

E vogliamo parlare della follia di certe pene, rispetto alla gravita’ di altre?

Pur di difendere i capitali di pochi e le loro assurde posizioni si nega l’evidenza: speriamo che l’europa se ne renda conto e non segua come un cagnolino il padrone americano…

La cosa triste e’ che vengono spesi tempo e denaro per cose tutto sommato di secondaria importanza rispetto ad altri crimini e problemi ( dall’ambiente alla guerra, allo sviluppo sostenibile.. ) pur di difendere queste lobbies di potere e di denaro.

Non dimentichiamoci che questo senatore e’ lo stesso che ha tolto liberta’ civili sia ai cittadini che ai provider ad esempio ( maggiori info qui: USA, passa l’ergastolo per i cracker ) e per vedere che cosa ha fatto:
Congressman Lamar Smith Legislative Record 108th Congress
E’ stato persino premiato dalla BSA:

In 2002, the Business Software Alliance honored Congressman Smith with its Cyber Champion Award for his leadership on high-tech issues.

Tra brevetti, lobbies e multinazionali del divertimento e i crimini veri ormai la faccenda e’ triste: occorre maggiore informazione e maggiore trasparenza…

Riferimenti:

-> Washington, in nome della Famiglia
-> [ eng ] - Prison terms on tap for ‘prerelease’ pirates
-> [ eng ] - House OKs Family Copyright Bil

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento