Post meta-fisico, vi avviso…

Forse di nessuna utilita’, ma mi piace pensare che il nostro spirito di esseri umani e’ molte cose in contemporanea, e nell’atto della comunicazione che facciamo costantemente, molto si puo’ far capire della complessita’ che pensiamo e che ci pervade ogni giorno.

E che siamo, di fatto.

Ogni giorno siamo online, usando Internet ed il Web, scrivendo URL che iniziano con HTTP e trattando con le RISORSE presenti nel Web, senza renderci quasi conto di quello che stiamo facendo, o se abbia un senso, o se ci porti da qualche parte.

Stavo riguardando qualche giorno fa l’inizio del film “A Beautiful Mind“, la storia romanzata di John Nash, genio incompreso e inascoltato per lo piu’ della nostra storia, ed e’ stato come un collage davanti agli occhi.
Vedere la sua voglia di concentrarsi sui problemi delle dinamiche dominanti, e lasciare le piccole cose e i particolari, a tutti gli altri, mi ha colpito.

Vediamo in che modo.

Il software e’ conoscenza, leggevo l’altro giorno: mai affermazione e’ stata piu’ vera.
Stiamo costruendo mattoncino su mattoncino, tecnologie al di sopra di idee che non appaiano a caso, ma Stando sulle spalle dei giganti, qualcuno ha detto una volta.

E’ una sensazione strana, e percepirla davvero fa sentire bene, fa essere orgogliosi di essere uomini…

E’ bello capire e sentire che le conoscenze che si studiano, che si leggono, che le tecnologie e il nostro stesso stile di vita, tanto imperfetto quanto condannabile, e perfettibile, e’ pur sempre il frutto di generazioni e generazioni di uomini che hanno contribuito con la propria passione e le proprie attitudini a sfidare il proprio intelletto, e a cercare di capire le regole che ci circondano.

Esplicite o meno che siano.
Misteriose e incompresibili a volte, ma pur sempre affascinanti.

Non sono le tecnologie, il singolo linguaggio o il singolo sistema operativo la Chiave di volta di tutto quanto: come tecnici sono infinite le guerre di religione che si combattono costantemente, ora a supporto di una o l’altra frangia, a ragione o a torto…

La realta’ e’ che ci si concentra forse troppo sul particolare, e non si lavora sull’insieme, dove davvero conterebbe.
Proprio come ha cercato di fare Nash, astraendosi sempre piu’ dal particolare, e dando vita cosi’ ad una delle idee e delle teorie piu’ grandi della nostra Storia.

Mi stavo proprio rendendo conto anche di questo, proprio ieri sera, che mi e’ arrivata una lettera molto bella dalla Free Software Foundation, con un completo excursus sulle battaglie in corso per i nostri diritti digitali, e i migliori auguri di fine anno…

Una gradita sorpresa direi…

Nel frattempo, cercando di far uscire nel miglior modo possibile il progetto FullOut, lo** scontro costante con le dinamiche dell’Innovazione, della Scienza, e della Ricerca Applicata, assieme ai temi della Meritocrazia e della Reputazione**, diventano temi costanti nella mia mente, assieme alla felicita’ e alla sostenibilita’ di quello che stiamo facendo…

Due libri possono essere utili, in questo momento:
-> Curiosità insaziabile. L’innovazione in un futuro fragile
-> Il mondo a misura d’uomo - Ripensare tecnologia e cultura ( di questo ne avevo parlato tempo fa… )

Il primo volume in particolare, mi sta incuriosendo, ma ho appena iniziato a leggerlo, per cui no comment per ora .)

Prendo una sintesi mirata da questa intervista:

Non si può parlare di futuro, ma di futuri. Essi non si collocano in una linea cronologica, in una “illusione della geometria” temporale, ma sono immersi nel presente. Questi futuri hanno bisogno di sapere, ma anche di immaginazione: non solo ingegneria, ma anche le arti e le esperienze della quotidianità devono essere integrate nella ricerca scientifica. La spirale dell’innovazione è comunque inevitabile, ma essa deve venire sempre più accompagnata da un mutamento sociale dell’atteggiamento nei confronti della scienza.

La società deve partecipare culturalmente ai processi di innovazione e moralmente agli scenari collettivi della ricerca attraverso la diffusione della consapevolezza dell’incertezza e dei possibili fallimenti della scienza. Le istituzioni devono favorire gli spazi di comunicazione e di azione della creatività della sfera pubblica e di quelle pratiche che permettano di convivere con la fragilità del futuro: bisogna accettare la provvisorietà delle nostre conoscenze e le ambivalenze che un sistema fondato sull’innovazione e quindi sul mutamento può apportare ad una società che si muove in un “futuro di futuri”.

Non male, direi, assieme a questa nota, fa capire con esattezza dove si vuole andare a parare…

L’innovazione non è una formuletta da applicare alla prossima generazione di microchip, è la trasformazione delle conoscenze che viene partorita, spesso in modo inatteso e con conseguenze impreviste, dall’insaziabile curiosità della nostra specie. In una parola, dalla scienza, libera e senza vincoli. Senza la ricerca di base, non si può sperare nell’innovazione.
Una lezione importante, per chi governerà la scienza europea nei prossimi anni. E una clamorosa smentita per chi, dalle nostre parti, voleva imbavagliare la ricerca facendo decidere l’innovazione a tavolino, dai manager.

Perche’ ho titolato il post con le parole bit e byte, e cosa c’entra il Web in tutto questo giro?
Bene: dobbiamo provare a guardare le cose che usiamo, le cose che vediamo e le cose in cui crediamo e sulle quali affidiamo molte delle nostre certezze, con una diversa angolazione…

Ripartendo dalle basi che hanno portato ad avere quello che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente…
E dando loro credito…
-> Evolvability

Mettiamo insieme trenta raggi e chiamiamoli ruota;
ma e’ dallo spazio in cui c’e’ il nulla che l’utilita’ della ruota dipende.
Torniamo argilla per fare un vaso;
ma e’ dallo spazio in cui c’e’ il nulla che l’utilita’ del vaso dipende.
Apriamo porte e finestre per fare una casa;
ed e’ da questi spazi in cui c’e’ il nulla che l’utilita’ della casa dipende.
Percio’, come sfruttiamo cio’ che e’,
riconosciamo l’utilita’ di cio’ che non e’.

(Lao Tse Tao Te Ching)

Credendo nelle potenzialita’ inespresse di ogni cosa che ci circonda.

E nella consapevolezza del percorso storico che c’e’ dietro ad ogni scoperta, ad ogni nuovo passo in avanti o indietro nel milgioramento degli strumenti a nostra disposizione.
Nelle Persone e negli Uomini che fanno la differenza.

Siamo Noi che possiamo cambiare le carte in tavola.

Non e’ nello strumento, ma e’ nel nostro modo di usarlo che sta il nostro futuro, e la nostra capacita’ di essere felici.
E di costruirci un futuro.

L’annuncio dell’unione degli sforzi del movimento della Science Commons e della licenza Open Data della Talis Platform fornisce un’interpretazione proprio dei diversi modi di intendere strumenti e metodi noti a tutti, ma presi ed usati da angolazioni diverse.

Uniquely built for data, the Open Data Commons Licence approach furthermore implements the norms of data sharing for scientific data, providing the guidance for scientists to act as good citizens without exposing them to lawsuits and lawyers

Altre informazioni dettagliate in merito a questa nuova licenza in fase di stesura, che potrebbe davvero portare ad un balzo in avanti nella gestione scientifica del sapere, e della condivisione della conoscenza, nei prossimi giorni…
-> Open Data Commons FAQ

Capire le motivazioni profonde di questi movimenti, e di queste nuove forme di condivisione e di accesso al Sapere, e’ imperativo per dare il proprio contributo come Persone e come Uomini di questo globo terraqueo tanto pazzo e tanto stupendamente unico.

Verso nuovi modi per far crescere le modalita’ di condivisione, e di progresso scientifico…

Anche usando il video, come fa SciVee:
-> SciVee - About

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