Energia, felicita’ e sopravvivenza: che dilemma

Primi giorni dell’anno, si pianifica cosa fare, cosa migliorare del blog e di quello che si sta facendo, e qualche pensiero laterale alla rinfusa parte davvero per la tangente .)

Come qualcuno segnala, son giorni di riflessione anche sulla ricerca di senso, su quello che siamo diventati e che stiamo trasmettendo alle nuove generazioni in erba…

Forse e’ il caso di riprendere mano alla questione della felicita’: cosa ci serve davvero per essere felici?
Io qualche risposta ce l’ho. [ oltre all’effetto terapeutico del blog stesso .) ]

E la Tonino Bello rientra nella risposta.
Il resto, in attesa di leggere il libro del caro Luca De Biase, lo pesco da un altro volume che consiglio: “Intelligenza sociale“…

Nel piccolo regno himalyano del Bhutan la “felicita’ nazionale lorda” del Paese e’ tenuta in considerazione alla pari del prodotto interno lordo, indicatore economico standard riconosciuto ovunque nel mondo. La politica pubblica, ha dichiarato il re, dovrebbe essere legata alla sensazione di benessere delle persone, non solo all’economia.[…]Il punto di vista convenzionale sostiene che il capitalismo sia l’unico modo efficace per distribuire le risorse. Ma esso manca di compartecipazione. Mi chiedo se le possibilita’ dei nostri modelli economici non si stiano esaurendo, e se l’alto livello di disoccupazione globale sia di fatto strutturale e molto profondo, non solo un fenomeno passeggero.
Forse ci sara’ sempre un considerevole, e probabilmente crescente, numero di persone che proprio non riesce a trovare un buon lavoro. E allora mi chiedo: come potremmo modificare il nostro sistema cosi’ da renderlo non solo efficiente ma anche compassionevole?Anche Paul Farmer, il crociato della salute pubblica divenuto una leggenda per il suo lavoro ad Haiti e in Africa, denuncia la violenza strutturale esercitata da un sistema economico che mantiene la maggior parte della popolazione povera del mondo in condizioni di salute tali da impedire loro di sfuggire a tale condizione.
Per Farmer, una soluzione consiste nel trattare la sanita’ come un diritto umano e rendere la sua erogazione una preoccupazione primaria, anziche’ un fatto secondario.
**Sulla stessa linea di principio Weiner afferma che un capitalismo partecipativo richiederebbe di modificare le nostre priorita’, oltre a destinare una quota maggiore del budget nazionale alla beneficenza. **Cambiare il sistema economico in modo che diventi compassionevole lo renderebbe anche molto piu’ stabile a livello politico.

E ancora:

**L’empatia e’ essenziale in un capitalismo partecipativo, in cui si tenga conto della miseria umana e di come alleviarla.**Bisogna creare nella societa’ la capacita’ di provare compassione. Gli economisti, per esempio, dovrebbero studiare i benefici sociali di un’educazione dei figli socialmente intelligente e di programmi scolastici imperniati sulle competenze sociali ed emotive, sia nel sistema educativo, sia nelle carceri.

[…]

Credo che i benefici andranno da un profitto scoalstico piu’ alto ad un rendmento migliore sul lavoro, da bimbi piu’ felici e socialmente capaci ad una migliore sicurezza della comunita’, nonche’ ad uno stato di salute perdurante.
Persone piu’ istruite, sicure e sane danno maggior contributo ad ogni economia.

Siamo sicuri che ce lo stiamo ricordando?
Capitalismo partecipativo assieme alla democrazia emergente: idee e direzioni che hanno molti aspetti in comune, e che possono essere le chiavi di volta del passaggio storico che stiamo vivendo…

Prossimi post per idee ed iniziative, segno che qualcosa si sta muovendo, per fortuna .)

Partendo da quello che giustamente fa emergere il caro Sergio Maistrello con l’ottima idea di mappa collaborativa

Ma siamo sicuri che poi quei dati che usiamo tramite il tool di Google possiamo gestirceli al meglio?
Mmm…

Qualche proposta arrivera’ .)

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Energia, cibo e felicita’, spunti veloci di inizio anno…

Non ho molto da dire, oltre quello che avevo accennato tempo fa, e che in questi giorni fa pensare:
-> Cento di questi giorni.

E che sarà mai. Il petrolio che arriva a 100 dollari mentre io, ignara, me ne sto su una statale di montagna sotto la neve ad aspettare Godot.

Aspettando Godot, [ o il treno adesso che vado al lavoro senza auto, forse e’ meglio ] ci ritroviamo i portafogli sempre meno pieni, e come ha giustamente fatto notare Antonio giorni fa, pure il pane sta salendo come un folle, e non e’ il solo…
-> Aumenta il pane, governo ladro!

prezzo pane chicago - grafico

Questo grafico mostra l’andamento del prezzo del grano alla Borsa del Commercio di Chicago, dal 1999 ad oggi. Non occorre capire le formulette finanziarie per cogliere lo sconcertante colpo d’occhio.

Ma una delle cose piu’ interessanti, e’ il commento di Alessandro, che credo faccia pensare.

Prevedo tempi duri, causati dalla finanza ke su questa via di esaurimento delle risorse si sta buttando a pesce. Se la filiera fosse semplicemente diretta dal produttore al cosumatore tutto sarebbe + facile da verificare e controllare, se opportuno, ma con la finanza ke si intromette, acquista in qtà e stokka nei magazzini in attesa dei prezzi ke così inevitabilmente crescono (purtroppo si possono diminuire i consumi vitali ma non eliminarne la domanda) diventa impossibile una qualsivoglia azione calmieratrice del mercato.

In pratica la finanza speculativa sta aggravando un problema ke già grave lo è di per sè !!!

Le risorse alimentari ed energetike non possono ridursi xkè incomprimibili e questo purtroppo in un sistema della domanda e dell’offerta altera il processo di aggiustamento del mercato ke va a farsi benedire. Il risultato è ke la finanza regna sempre + sovrana e spavalda, sicura di investire in settori ke non generano perdite, altro ke altilenanti mercati borsistici, meglio accaparrarsi le risorse fondamentali.

Sarà, ma il 2008 lo vedo male, xkè i denari ke finiscono nelle tasche dei finanzieri sono quelli della gente ke lavora e produce reddito reale e non speculativo e artificiale come quello della finanza trattata nelle borse di tutto il mondo. Ogni giorno ke passa saremo + poveri e gli effetti di tale impoverimento già partono dal basso, dalle masse … e si sà ka le masse quando perdono la pazienza non le controlla + nessuno … forse stanno maturando i tempi x nuove rivoluzioni.

La speculazione che ha superato qualsiasi soglia umana e’ il vero dilemma…
Che si aggiunge a problemi strutturali ben noti.

[ _aggiungo anche un bel pensiero sull’approccio da avere, non catastrofista, ma realista… _]

Sempre sull’onda del bisogna usare la testa, che le vie per lavorarci non sono finite, un bello spunto dal caro Caravita:
-> Discariche e discariche

In Campania una discarica viene vista come una maledizione biblica, da incendio di autobus o impiccagioni simulate. Negli Usa l’autorevole Boston Globe ne parla invece come di una risorsa preziosa.

Oggi circa 400 discariche, là, producono normalmente energia, attraverso il recupero del metano da fermentazione (dei rifiuti) e di qui energia elettrica a buon mercato.

Insomma, i margini di manovra non ci sono piu’ tanto, ma delle soluzioni certo non mancano…

Se poi a questo quadro, aggiungiamo a mo’ di pensiero laterale serendipico l’ottimo scritto sulla Grande Distribuzione di Tombolini che mi e’ capitato di leggere per puro caso ( via Gianna Ferretti ), e sul quale mi trovo totalmente d’accordo, avrei una domanda…

Come vedi la GD o Grande Distribuzione in tempi di Peak Oil, caro Antonio?
Qualche problema strutturale, almeno…

Possibilita’ pero’ di una maggiore distribuzione verso i Mercati Locali dei Mercati di Scala, probabilmente…
La coda lunga dei Mercati che riequilibria anche l’importanza relativa delle hits, e quindi del principio della Quantita’ sulla Qualita’ .)

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Post meta-fisico, vi avviso…

Forse di nessuna utilita’, ma mi piace pensare che il nostro spirito di esseri umani e’ molte cose in contemporanea, e nell’atto della comunicazione che facciamo costantemente, molto si puo’ far capire della complessita’ che pensiamo e che ci pervade ogni giorno.

E che siamo, di fatto.

Ogni giorno siamo online, usando Internet ed il Web, scrivendo URL che iniziano con HTTP e trattando con le RISORSE presenti nel Web, senza renderci quasi conto di quello che stiamo facendo, o se abbia un senso, o se ci porti da qualche parte.

Stavo riguardando qualche giorno fa l’inizio del film “A Beautiful Mind“, la storia romanzata di John Nash, genio incompreso e inascoltato per lo piu’ della nostra storia, ed e’ stato come un collage davanti agli occhi.
Vedere la sua voglia di concentrarsi sui problemi delle dinamiche dominanti, e lasciare le piccole cose e i particolari, a tutti gli altri, mi ha colpito.

Vediamo in che modo.

Il software e’ conoscenza, leggevo l’altro giorno: mai affermazione e’ stata piu’ vera.
Stiamo costruendo mattoncino su mattoncino, tecnologie al di sopra di idee che non appaiano a caso, ma Stando sulle spalle dei giganti, qualcuno ha detto una volta.

E’ una sensazione strana, e percepirla davvero fa sentire bene, fa essere orgogliosi di essere uomini…

E’ bello capire e sentire che le conoscenze che si studiano, che si leggono, che le tecnologie e il nostro stesso stile di vita, tanto imperfetto quanto condannabile, e perfettibile, e’ pur sempre il frutto di generazioni e generazioni di uomini che hanno contribuito con la propria passione e le proprie attitudini a sfidare il proprio intelletto, e a cercare di capire le regole che ci circondano.

Esplicite o meno che siano.
Misteriose e incompresibili a volte, ma pur sempre affascinanti.

Non sono le tecnologie, il singolo linguaggio o il singolo sistema operativo la Chiave di volta di tutto quanto: come tecnici sono infinite le guerre di religione che si combattono costantemente, ora a supporto di una o l’altra frangia, a ragione o a torto…

La realta’ e’ che ci si concentra forse troppo sul particolare, e non si lavora sull’insieme, dove davvero conterebbe.
Proprio come ha cercato di fare Nash, astraendosi sempre piu’ dal particolare, e dando vita cosi’ ad una delle idee e delle teorie piu’ grandi della nostra Storia.

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento