Ci sarebbe da ridere, per non piangere… ormai siamo veramente in una farsa…
Prendete questa notizia:

-> Contois: iTunes l’ho inventato io

Computer control system and user interface for media playing devices.

Il brevetto ‘868 descrive un sistema e un’interfaccia utente con la quale è possibile controllare un dispositivo di riproduzione audio, accedere ai file di musica archiviati in un database e selezionare i brani da riprodurre in base ad attributi quali genere, compositore e artista.
Apparentemente queste sono le medesime funzionalità che si trovano alla base di tutti i jukebox software in circolazione, ma Contois sembra aver puntato il dito su Apple perché ritiene che questa si sia ispirata direttamente alla sua interfaccia, copiandone ad esempio la struttura a colonne e il box per la visualizzazione delle immagini associate ai media: si veda a tal proposito l’immagine pubblicata qui da AppleInsider, e presa dai documenti legali di Contois, in cui viene messa a confronto l’interfaccia del vecchio software di Contois con quella di iTunes.

E’ pazzesco che si possa brevettare una cosa del genere: dove sarebbero gli investimenti in ricerca e sviluppo per un simile brevetto? E’ una farsa…

Il colmo e’ poi un fatto che ho gia’ rimarcato per accuse simili: chi brevetta qualcosa attualmente non deve certo pubblicizzarlo… quando poi il brevetto riguarda una cosa cosi generale e’ solo questione di tempo che qualche Big del software non usi in qualche modo quello che si e’ brevettato…
Ma la ciliegina sulla torta e’ che i detentori del brevetto se ne stanno zitti zitti e aspettano che quella funzionalita’ divenga diffusa a livello mondiale: diventi una killer application.. e poi zac: avevamo noi il brevetto, ce lo avete rubato!!

E’ una cosa da fantascienza,no? Eppure e’ perfettamente legale nell’avanzatissima America…

E questo secondo voi aiuta il progresso e l’innovazione? Aiuta la competizione?

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Vediamo un po’ di articoli botta e risposta su Punto-informatico e non solo…

Visto che il materiale e’ tanto, non sara’ possibile commentarlo tutto…

Oltre alla vicenda presente su Punto-Informatico nella seconda parte del post ho voluto segnalare altri interventi a mio parere illuminanti e diversi da quelli presenti e letti fino ad ora….

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[ pubblicato anche su voIT ]

Mentre in Europa la questione e’ ancora aperta, come avevo gia’ accennato negli USA c’e’ parecchio movimento per un’aggiornamento della legislazione sui brevetti, soprattutto per rispondere a quelli che Punto-Informatico chiama i “troll” dei brevetti…
-> I troll dei brevetti spaventano i big

In pratica ormai il sistema e’ sfruttato per prendere brevetti sul software, una cosa che non costa poi molto rispetto a brevetti in altri settori, per poi rivenderli tramite Ebay o per sfruttarli contro i grandi del settore ( tipo Microsoft… )

Il sistema ha pochi controlli e sembra che di fronte a denuncie di violazione ci sia troppa celerita’ nel bloccare vendite e produzione per le ditte incolpate prima del processo stesso… insomma ci sono molte pezze da mettere per rendere la cosa piu’ giusta…

Il perché i brevetti su metodi e software finiscano in questo modo è piuttosto ovvio: sono assai più semplici da ottenere dall’Ufficio dei brevetti americano di quanto non siano quelli, per esempio, dell’industria farmaceutica.
Questi ultimi richiedono spesso infatti pesanti investimenti: per quelli sulle tecnologie talvolta può bastare un programmatore con qualche (lucrosa) idea in testa.
Nel fucile di quest’ultimo - denuncia eBay - la possibilità di denunciare le imprese innovative e chiedere danni in quantità quando queste ultime attivassero servizi e tecnologie basate su quei brevetti: un problema vecchio negli USA dove più volte le grandi corporation dell’informatica sono state accusate di praticare le medesime gentilezze verso gli sviluppatori più piccoli.

Di fronte a tutto questo e’ lecito chiedersi se vogliamo introdurre gli stessi problemi anche nella vecchia Europa oppure se vogliamo per una volta guardare lontano…

Riferimenti:

-> I troll dei brevetti spaventano i big

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento