Ritrovarsi nelle parole di due personalita’ che ammiro e leggo molto spesso e’ gratificante: ma non per questo mi rende felice, data la situazione…

Solo mi rende contento del fatto che, pur tenendo alta l’attenzione verso le novita’ del Web, e del Semantic Web… capisco, come molti altri, la necessita’ di addentrarsi ancora di piu’ in altri temi che pregiudicano la nostra vita, e che non possiamo piu’ ignorare…

Energia, sviluppo sostenibile e la consapevolezza che non possiamo piu’ vivere molto in questo sistema…

Siamo stupidi per non appassionarci invece tutti insieme al problema: e proprio qui si inserisce lo scritto di Giovanni Sartori e il commento ancora piu’ illuminante di Gandalf:
-> La stupidità sta crescendo?

Non cito nessuna riga per non decontestualizzarla: leggetelo, e’ breve…
Ma incisivo…

Attualmente due questioni ritengo fondamentali:

  • il discorso della Net Neutrality
  • il discorso sulla questione energetica e sulla trasparenza dell’informazione su di essa, dilemma principale dei prossimi anni, che tocchera’ ciascuno di noi
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Ci sono due nuove notizie da segnalare sulla questione complessa dell’enciclopedia libera [ della quale avevo gia’ parlato ] :
-> Contrappunti/ La Internet scomoda
-> Wiki, we have a problem

Il primo e’ un gran bell’editoriale di Mantellini che punta il dito non tanto sulla veridicita’ di Wikipedia quanto sulle sue potenzialita’ di discussione della storia e delle vicende umane da parte della collettivita’

Molti degli strumenti di supervisione di enormi serbatoi di contenuti come Wikipedia devono ancora essere pensati e sperimentati ma è bene ricordare che i due principali sono già on line da tempo. Si chiamano “trasparenza” e “collaborazione”. Si tratta di due valori che non hanno molto spazio oggi nel mondo reale poiché ostacolano ogni sorta di maneggio politico, ideologico e commerciale.
[ … ]
Partendo da presupposti simili, gli studi scientifici sulla autorevolezza di Wikipedia fanno francamente sorridere. Ester Dyson, interpellata dal NYT sul “grave” caso di diffamazione nei confronti di Seigenthaler (che si agita molto sui media americani ma non si è nemmeno preso la briga di risalire agli autori del gesto adducendo risibili difficoltà legali) ha chiuso la vicenda con una dichiarazione sintetica e definitiva:

Internet ha fatto moltissimo per la verità aumentando le possibilità di discussione su qualsiasi argomento. La trasparenza e la luce del sole sono meglio di un singolo punto di vista che non può essere discusso“.

Il secondo invece e’ un ottimo sunto di alcune opinioni molto interessanti su come risolvere la questione inspirandosi al modello open source e Linux: costruire un qualcosa che si basi su Wikipedia, ma che sia simile ad una redazione tradizionale che faccia da filtro e da verifica sui dati free di Wikipedia stessa

La domanda pero’ cosi’ sorge spontanea: ma come verrebbe pagata questa nuova redazione?
I contenuti sarebbero sempre liberi, in teoria e si sosterrebbe che so dalle vendite di una ipotetica versione cartacea di Wikipedia?

La questione mi pare quanto mai complessa, ma senza dubbio interessante…

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Leggo con piacere un ottimo post di Giuseppe Granieri che interviene sulla questione Telecom… ( che ieri avevo accennato )
-> Il Padrone della Rete

Nei Paesi in cui esiste una comprensione del mondo a livello politico la connettività è stimolata, perchè attraverso l’accesso si genera valore. Alzare i costi (non solo economici) dell’accesso, riduce il valore e rallenta la crescita.

In effetti la questione e’ che al di la’ di quello che fa la Telecom e’ l’Italia e gli italiani che sono quelli che ne escono penalizzati e dal pezzo di Caravita in effetti questa mi pareva la direzione…

Internet di certo non cambia, ma come l’italiano medio lo percepisce e lo usa questo si dipende anche da come viene presentato e in qualche modo commercializzato e come ne viene gestito l’accesso

Accesso wi-fi e altro in Italia sono a dir poco da Medioevo, sia come approccio sia come uso…

Se pensiamo poi al decreto Pisanu contro il terrorismo e’ ovvio che e’ un ulteriore blocco al libero accesso alla Rete, aggiungendo inutile burocrazia dove non serve…

Il problema e’ proprio questo: a mio avviso e’ piu’ culturale che altro, e questa chiusura delle nostre ditte a capirlo hanno tagliato fuori l’Italia e gli italiani dalla rivoluzione della Rete verso un uso piu’ consapevole della stessa e dei servizi innovativi che puo’ offrire.

Perderemo piu’ tempo a spiegare le innovazioni estere che a farle, abituati come siamo a seguire approcci top-down e ad assere passivi come pochi al mondo.

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento