Leggo con piacere un ottimo post di Giuseppe Granieri che interviene sulla questione Telecom… ( che ieri avevo accennato )
-> Il Padrone della Rete

Nei Paesi in cui esiste una comprensione del mondo a livello politico la connettività è stimolata, perchè attraverso l’accesso si genera valore. Alzare i costi (non solo economici) dell’accesso, riduce il valore e rallenta la crescita.

In effetti la questione e’ che al di la’ di quello che fa la Telecom e’ l’Italia e gli italiani che sono quelli che ne escono penalizzati e dal pezzo di Caravita in effetti questa mi pareva la direzione…

Internet di certo non cambia, ma come l’italiano medio lo percepisce e lo usa questo si dipende anche da come viene presentato e in qualche modo commercializzato e come ne viene gestito l’accesso

Accesso wi-fi e altro in Italia sono a dir poco da Medioevo, sia come approccio sia come uso…

Se pensiamo poi al decreto Pisanu contro il terrorismo e’ ovvio che e’ un ulteriore blocco al libero accesso alla Rete, aggiungendo inutile burocrazia dove non serve…

Il problema e’ proprio questo: a mio avviso e’ piu’ culturale che altro, e questa chiusura delle nostre ditte a capirlo hanno tagliato fuori l’Italia e gli italiani dalla rivoluzione della Rete verso un uso piu’ consapevole della stessa e dei servizi innovativi che puo’ offrire.

Perderemo piu’ tempo a spiegare le innovazioni estere che a farle, abituati come siamo a seguire approcci top-down e ad assere passivi come pochi al mondo.

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Ritorno sui media

Impossibile resistere a proporre alcuni links che devono spingere ad una riflessione su come l’Italia e la sua opinione pubblica sta cambiando…

Ma anche per capire perche’ il Paese sta andando alla deriva, manco fosse un continente…

Iniziamo da queste statistiche: si parla del rapporto tra analfabetismo e televisione via TvBlog.it

Mentre si discute di informazione e cultura televisiva, sconcerta la notizia - appena battuta dalle agenzie - di uno studio universitario che afferma che in Italia, oggi, 12 cittadini su 100 sono analfabeti.

E ancora:

Inoltre, secondo i dati Ocse 2004, a livello internazionale l’Italia è al terz’ultimo posto tra i 30 paesi più istruiti: ci seguono solo il Portogallo e il Messico. Non solo, in base a dati che accertano il possesso di un titolo di istruzione superiore nella forza lavoro 25-64 anni, su 11 Paesi considerati il nostro Paese è all’ultimo posto per addetti alla produzione di merci e servizi in possesso di qualifica universitaria e oltre.

Consiglio la lettura di tutto il post in questione e anche dei commenti, dove mi ritrovo completamente…
Inutile ripetersi e ormai la mia idea e’ chiara: altrettanto chiaro a questo punto il perche’ certi programmi facciano share…
Ma siamo in Italia

Dove purtroppo accade che anche la visione di un film su uno schermo grande 3 pollici possa mettere in crisi l’industria cinematografica…
Tutto perche’ non si ostina a capire il tempo del “farsi media” e di nuovi modi di fruizione dei media

Dove a detta non dell’ultimo arrivato, Marco Montemagno

In Italia nessuno ne parla e il digital divide internetico avanza (sul fronte dello sviluppo di applicazioni Internet, la distanza dell’Italia rispetto ai paesi più evoluti, ha raggiunto ormai livelli davvero imbarazzanti).

Ma per fortuna ci sono dei segnali di contro tendenza, come il successo di Report e un utilizzo della Rete che sta progredendo… Beppe Grillo docet…

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento