Un paio di filmati al volo, senza troppe parole per questa volta, per lanciare una provocazione: se Google inizia a pensare ed a raccogliere dati in forma sempre più strutturata ( si pensi alla recente adozione di RDFa da parte della grande G ), e sempre più simile al classico foglio elettronico tanto amato, e tanto odiato…
Forse c’è una lotta in corso per il futuro della ricerca, e per le modalità stesse con le quali cercheremo le cose…

La domanda vera che occorre porsi è questa: **usare la piattaforma google o poter usare una propria, sotto il proprio controllo, ** per non dare in mano ad un solo referente tanti dati e tanta base di conoscenza? Basterà il classico motto “Don’t be evil”?
Vorrei riflettere assieme con un supporto video, e non più solo parole lunghe da leggere. Per far pensare anche gli scettici, che pero’ osservano, come l’amico Andrea Martines, consapevole che aggiungere struttura richiede maggiore impegno da parte dell’autore dei contenuti
Io rilancio con questi filmati, ricordando che nemmeno il caro padre del Web pensava che le persone si mettessero a scrivere l’html in forma grezza .) ed invece, quanti lo hanno fatto! E continuano a farlo…
Provate a trovare i punti di contatti tra questi video…
Se ci son domande, son qui per stimolare la discussione.
Queste sono le interfacce del futuro sui dati che trattiamo in forme sempre più interconnesse.

[Capture your screen in seconds](http://www.screentoaster.com/)

Freebase Parallax: A new way to browse and explore data from David Huynh on Vimeo.

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Sono stato a SMAU Padova, soprattutto per vedere cosa veniva detto da IWA e i relativi workshop ( grandi come sempre e sempre più attivi, me compreso per aiutare il passaggio di informazioni e di contenuti dalla Rete al mondo offline ), e perchè non ero mai stato ancora ad una tappa dello SMAU itinerante. Avevo letto dello SMAU Unpacking e ne avevo espresso la dubbia utilità, è vero, nel post precedente. Pero’, come sempre, la realtà è assai più variegata di quello che si pensa.
Inizio con una rettifica: il sito smau.it sta iniziando a memorizzare sè stesso, grazie all’uso dei sottodomini delle varie location, bisognerà vedere se si mantengano anche le varie edizioni annuali. In pratica smau.it cambia dinamicamente a seconda dell’evolversi del tempo, e le varie tappe cadono sui sottodomini tipo padova.smau.it e via dicendo…

SMAU è in ogni caso una fiera in crisi, e questo è noto: ma forse sta rinascendo su basi solide, l’unica modalità che possa coesistere con un mondo ICT che si informa sempre più con la Rete, e con i social media. Alcuni punti da focalizzare:

  • la Rete e le sue dinamiche stanno arrivando al mondo professionale, attraverso i canali istituzionali ed i canali attraverso cui tale mondo business è abituato a dare autorevolezza, tipo le fiere ed eventi locali patrocinati da Confindustria o similari. SMAU rientra perfettamente in questa dimensione autorevole di collante di mondi e di ecosistemi. Se certe cose sono arrivate anche a SMAU, allora è possibile essere fiduciosi.
  • lo sfarzo e quel marketing di pura fuffa ed immagine con niente dietro sta sparendo, complice anche la crisi. Occorre pesare ogni tipo di costo superfluo: nessuna modella, nessun effetto pirotecnico in fiera, ma solo workshop e piccoli stand dove creare relazioni. Cosa serve di più?
  • la Rete come piattaforma sociale a bassissimo costo e che perdura nel tempo sta facendo breccia nelle menti degli imprenditori: complice la crisi, stanno comprendendo che è un luogo e non più solo un canale dove tutto permane a costo zero. Dal depliant al portale, ed oggi alla idea di community. Ben oltre una questione puramente tecnologica, grazie anche alle commodity tecnologiche sulle piattaforme a disposizione da usare ( sia i motori open source di social networking, sia i servizi tipicamente web2.0 che abbattono i costi di implementazione ).

Il fatto che due organismi accademici e professionali, quali la School of Management del Politecnico di Milano, ed IWA Italy, stiano diventando punti di riferimento dell’evento per formare il mondo business sulle dinamiche della Rete e su contenuti in quanto tali, è un segno dei tempi. Il mondo del Web2.0 che nel 2007 e nel 2008 ha iniziato a creare quei legami deboli in giro per l’Italia grazie al fenomeno dei barcamp, adesso sta diventando sempre più il protagonista nel passaggio della cultura della Rete verso il mondo business tradizionale, sfruttando gli eventi più classicamente istituzionali come SMAU, od eventi locali che portano i vantaggi di questo mondo anche nelle piccole realtà, come quello che sta accadendo in Veneto con la sigla Ecosistema2.0. E questo si comprende anche dalle parole di Pierantonio Macola, AD di Smau, intervistato proprio da IWA:

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in Semantic Web

Faccio un veloce riepilogo di alcuni spunti, senza approfondimenti come mio solito: credo che l’impatto generale delle news qui riassunte sia in grado di comunicare abbastanza senza troppi giri di parole.
Parto da questo post, direi incisivo:

-> Big Week for the Semantic Web
Ne riprendo una parte:

I wish I had more time to write a real blog on this, and I know most of these have already been announced in various longer blogs by others - but in case you’ve missed it, the past week or so has seen** some real indicators of Semantic Web growth**. Obviously it is good that Microsoft is hosting a Palo Alto Semantic Web meetup (Call for presenter epic paws meetup) and the Semantic Search announcement by Google can’t hurt (cf. “its all semantics says google“ ), but here’s some other “we’re getting real” announcements that have come out recently:

  1. announcement of Obama use of Sem Web
  2. announcement of “Semantic Web for Dummies”
  3. announcement of Oreilly “programming the semantic web”

Obama, Microsoft, O’Reilly ( l’editore che ha lanciato tra l’altro la sigla del Web2.0 sfruttandone appieno l’hype ).
Ci aggiungo che Dreamweaver ha già messo a disposizione un plugin per l’editing nativo di RDFa da qualche settimana, come ha già segnalato anche Pasquale, e ci siamo, si puo’ contare pure Adobe, che già usa RDF via l’XMP, l’ Extensible Metadata Platform.

Aggiungo che pochi se ne sono accorti, ma il caro Semantic Mediawiki, che non ho ancora avuto modo di provare a fondo, è stato oggetto di due cosuccie interessanti negli ultimi mesi:

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento