Ho seguito per caso questi ottimi spunti da Alfondo Fuggetta e il caro Sergio Maistrello, oltre che da Federico Fasce as Kurai:

-> A proposito di WiFi cittadine
-> WiFi cittadine, ancora
-> È tutto intorno a chi?
-> Il mezzo e il fine

Mi riallaccio a quello fatto emergere da Alfonso nella ripresa finale, con alcune puntualizzazioni.
Offerte a mo’ di spunti, non ho risposte in tasca, ma e’ una riflessione doverosa da fare, di questi tempi.

C’e’ un progetto che seguo da tempo, un po’ a spot, cosa volete, le forze son sempre limitate di fatto…

Qualche volta ne ho parlato, un po’ a braccio a dire la verita’ :
-> Intervento al WaveCamp nel luglio 2007, filmato dal mitico Robin Good
-> Versione molto alfa del sito - non aggiornato alle ultime evoluzioni

Un progetto nato da passioni, idee e voglia di sperimentare, senza averne chiari gli effetti ed i possibili usi.

Leggendo pero’ i post e le idee emerse in questi giorni, mi sorge un pensiero:

combattere il Digital Divide significa che lo Stato o almeno la Societa’ non deleghi solo ad istituzioni private l’accesso o il non accesso alla Societa’ della Conoscenza, cioe’ alla Rete: tramite anche un equo controllo dell’Antitrust tutta la popolazione dovrebbe essere in grado di potersi collegare, senza eccezioni di sorta, almeno per quanto riguarda un livello minimo di accesso…

Quello che emerge, al di la’ della giusta osservazione di Alfonso di puntare tanto sul fine e non sulla singola tecnologia ( Wi-Fi in questo caso specifico ), e’ una piccola nota…

…il fatto di avere l’accesso alla Rete a costi molto, molto bassi deve essere considerato un elemento prioritario che lo Stato di cui facciamo parte dovrebbe offrirci , andando poi a delegare il resto dell’offerta al Mercato in quanto tale. Sbaglio?

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Sto usando da diversi mesi Tumblr come un vero e proprio blocco appunti pubblico: soprattutto per salvarmi citazioni e media a completamento del servizio di bookmarking del.icio.us.

Magari non tutti lo usano in questo modo.
Ma ipotizzando che lo facciano…

Tumblr centralizzerebbe rendendo piu’ importanti alcune risorse ben determinate, a suo tempo forse riconducibili anche a XPointer, con riferimenti univoci per ogni singolo paragrafo. [ ripresa di una vecchia idea, in un contesto piu’ ampio ]
O meglio: per le frasi e gli elementi di una pagina che l’intelligenza collettiva ritiene importante, e che sceglie di raccogliere e rilanciare.

Sarebbero delle annotazioni di merito, un modo di filtraggio delle info nell’information overloading collettivo. Ne avevo gia’ parlato un paio di volte.
-> Tumblr e pensieri sul Web of Data: step2..

Ma sarebbe pero’ un utilizzo sociale di XPointer, [ o meglio lo potrebbe essere se ci fosse XPointer .) ] : il senso umano collettivo prima della mera tecnologia.
I paragrasi o le frasi segnalate, dipenderebbero dal senso comune collettivo, e non dalla divisione dell’autore del testo in paragrafi, e di conseguenza, il loro emergere grazie alla semplice caratteristica tecnologica data dall’uso di XPointer.

Anzi, forse, l’usare XPointer risulterebbe perfino fuorviante, no?

Un ripiegarsi della tecnologia agli intenti umani, e al nostro essere pensante collettivo.

Domanda: l’effetto Rete che si crea, riprendendo e diffondendo tali citazioni e frasi, non mi e’ parso che in Google appaia ancora.

Cioe’: **se tutti iniziamo a riprendere certe frasi, riconducibili ad un URI comune ed unico, che poi viene ripreso a cascata tramite il re-post dei nostri contatti in tumblr. ( se lo ritengono valido, of course )
Adesso che nel salvare le citazioni, tumblr medesimo riprende la fonte che si sta ri-postando ( sintatticamente in modo errato, ma a livello funzionale almeno inserisce automaticamente la cosa )…

Si crea una cascata di riferimenti alla medesima fonte, e nel medesimo istante, si ripercorre un network sociale di contatti, dove magari vederne i gradi di separazione sarebbe interessante…

A livello di intelligenza collettiva, e di uso collettivo del servizio, queste cose dovrebbero iniziare ad emergere pero’ …**

Nel sistema di rimando di link in entrata e in uscita, con le ricerche della coda lunga…

Mah, sbaglio?

Forse e’ solo il COME usiamo gli strumenti, il vero punto focale.

Forse, l’errore piu’ grande e’ proprio la sintassi usata, se si guarda al sorgente della pagina.
E di conseguenza, la relativa indicizzazione.

Come questa cosa verra’ collegata all’idea di talk precedente, be’, intanto l’ho in testa, vediamo se riesco a preparare il tutto per il barcamp .)
Se non risultasse chiaro, vorrei usare tutto questo come strumento per facilitare la discussione sui temi che ho accennato precedentemente: creare un piccola base per supportare una discussione collettiva… O facilitarla ad innescarsi.

Un piccolo spunto laterale che arriva proprio in questi giorni, in questo post:
-> Networks are everywhere

The problem I have with this sentence if that it makes me think that Marshall is saying that: network effect == people collaborating in a same, closed, system (à la Del.icio.us).

The key thing here is that a network effects can take place in many kind of networks, and in many places. So, does Twine or any other so-called semantic web application, need million of users to leverage (create value of) network effects of different kind of networks? I don’t think so.

**Network effects will emerge from the interaction of different services, the linkage of different data sources, and the work of millions of people. Who will own all these things? The Web. **Then businesses will leverage that Web, like they currently do, to create value for users.

So, is Twine, or any other so-called semantic web application, doomed because of their lack of a user base? I would guess no. It all depends on what network you’re talking about…

Totally agree with you, dear Frederick .) In these days, we are on the same thinking flow…

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Ho appena ascoltato uno dei podcast della serie E-boom, che cerco di seguire, vista la mia passione smisurata per i contenuti e i libri…
-> Quindicesima puntata: iLiad? Non mi piace!

Devo dire che in questi mesi di utilizzo di Iliad, in parte ho riscontrato persone che hanno fatto le medesime critiche di Simone…
-> Iliad non mi piace ma sono vivo
Il caro Antonio, sempre pronto nel rispondere alle idee altrui con le sue di idee, fornisce altri spunti di lettura…
-> Iliad non mi piace

Riguardo allo scetticismo rispetto alla velocita’ di risposta del dispositivo, confermo quello che poi ha fatto emergere Antonio…

L’esperienza di Iliad deve essere ANALOGICA, non digitale: nel senso come approccio al mezzo, pur digitale, e’ il suo utilizzo che non lo e’…
Leggere i libri necessita di tempo, di calma e si dovrebbe cercare di renderlo un piacere.
C’e’ un tempo per farlo, che sara’ e sara’ sempre piu’ lento della frenesia che abbiamo nei nostri schermi di computer o dei nuovi smartphone o cose del genere.

La lettura deve essere qualcosa di diverso.
E non e’ detto che si debba pensare solo ai romanzi.
I saggi, ad esempio, che sono la mia lettura principale. Tempo e concentrazione.

Se invece ho bisogno di ritrovare qualcosa, o di leggere qualcosa in fretta, dare un’occhiata, allora abbiamo gia’ quel dispositivo.
Il computer.

Il vantaggio di Iliad e’ la sua apertura allo sviluppo e alla personalizzazione successiva, grazie alla base Linux ( e quindi il suo mantenimento di valore nel tempo, a differenza di beni che conosciamo bene ) e la tecnologia E-ink, oltre che alla sua portabilita’.

**Non dobbiamo vederlo come un computer, ma come un salvavita per i nostri occhi, per il risparmio di spazio e di carta che faremo usandolo. **
E per gli utilizzi che stanno crescendo, con il nostro nuovo modo di vedere la carta digitale: nella nostra interazione con lo strumento, come sappiamo, ne modifichiamo anche inesorabilmente lo sviluppo e la storia.

E’ come una porta, verso un modo nuovo di concepire l’editoria.
[_ mi servirebbe un A3 in e-ink per fare brainstorming e mappe mentali in effetti, o card sorting .)_ ]

Ma l’anello debole della catena non e’ nel dispositivo: e’ nell’uomo.
Nella sua pigrizia nel ripensare meccanismi e abitudini consolidate, e mi ci metto io per primo.

Io sto utilizzando parallelamente mac, pc, l’N800 e l’Iliad
Sto cercando di arrivare ad una metodologia d’uso che sia efficiente ( imporsi dei tempi per fare ordine, archiviare e schematizzare flussi di idee e cose fatte e’ una buona abitudine ).
Qualcosa magari diro’ al riguardo, come spunto se puo’ essere utile.

Non credo nel device unico che completa i nostri bisogni, ma nel saper usare diversi strumenti nel rispetto delle nostre esigenze.
( forse chi conosce il libro “Il computer invisibile” capira’ qualcosa in merito )

Da persone che comunque amano leggere, e che scrivono libri, ho ricevuto apprezzamenti ed uno sguardo sognante.
Puo’ essere soggettivo come interpretiamo la lettura, e’ naturale.
Ma unire il mondo digitale con i vantaggi di lettura dell’analogico e’ l’aspetto fondamentale della questione.

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento