Un post breve, stavolta, per sottolineare qualcosa che ha fatto giustamente emergere il caro Antonio Tombolini:
-> Odiare Facebook

Ora basta. All’inizio pensavo che i miei fossero pregiudizi: mi sembrava uno strumento contro-natura, rispetto alla natura della rete, intendo. Il tentativo in definitiva violento di voler ridurre la rete a sé, o se preferite il tentativo delirante di voler espandere sé a coincidere col tutto della rete. Invece se la rete ha un senso esso risiede nella pluralità dei luoghi e delle connessioni, nella pluralità e nella fluidità delle connessioni, small pieces loosely joined.

Non erano pregiudizi, ora mi sento di dirlo: Facebook rema contro l’essenza della rete, non fa per me. Magari cambierà, ma per ora, sorry, me ne vado.

In effetti io ci sono dentro da un paio di mesi, ma lo uso ancora meno di Antonio, e solo passivamente in pratica.
Perche’ il valore che io do’ a Facebook, le attivita’ e le discussioni che creo, sono si tematiche tra una cerchia di amici, ma poi rimangono chiuse in un walled garden…

Esattamente l’opposto della Rete: concordo in pieno.
L’opposto del Web, e l’opposto di quello che si sta creando con il Semantic Web: l’interazione e l’apertura del Web di Dati senza isole chiuse e non connesse con il resto.

Un piu’ semplice modo di gestione del valore, forse quello di Facebook: ma non certo che migliori la nostra vita in Rete.
A medio e lungo termine.
La cosa che e’ piu’ utile in Facebook, e’ proprio la gestione verticale delle necessita’ ( eventi, discussioni, compleanni etc.).

Un cosa che ancora manca, con quel dettaglio, a livello del Web aperto. Quello loosed joined per capirci .)
Ma ci stiamo avvicinando e ci stiamo lavorando.
Qual’e’ la direzione migliore, a questo punto ?

Credo che sappiamo tutti la risposta.

Per non parlare della solita questione: l’identita’ che creo all’interno di Facebook ( relazioni, reputazione, e dettagli personali ), a chi appartiene? Forse non e’ nostra, forse non dobbiamo ricreare noi stessi in un ambiente aperto, che cresca ed evolva nel tempo, o dobbiamo ad ogni rete sociale ripartire sempre da zero? Possibile? .(

Grazie Antonio, per la chiarezza della posizione .) Ti appoggio in pieno, e i motivi sono chiari.

( non parliamo del discorso della pubblicita’ citata da Gaspar, perche’ sarebbe un gioco al massacro )

Tra l’altro, e’ proprio uno dei principi alla base di Internet, e poi del Web, che si sta trascurando: aggiungere complessita’ agli estremi, e non nel sistema.

Uno spunto interessante:
-> A World-Wide Semantic Social Network

First a word on social networks: iIf you read my weblog regularly you’re probably aware that I’m not a fan of the closed, proprietary social networks that are in use now. Instead, I believe that social networks should be a loosely-coupled, organic collection of individual and business Web sites that form a social network. The missing piece, I think is the semantic Web part–a data layer that can extract structured data from the member sites.

L’etica della Rete non e’ solo nello strumento, e’ nelle persone e nella loro consapevolezza, come molte altre cose .)

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Ora i miei 2 cent rispetto alle vicende di questi giorni, drammatiche certo.
Ma non fondamentali per i fatti in se’.
[ Io avrei chiuso il calcio 5 anni, dopo certi eventi, quindi non faccio testo ].

Riflettevo, pero’, sulle modalita’ e sul modo di gestire certi eventi da parte dei nostri cari media tradizionali.
La tendenza, soprattutto, mi fa pensare. Piu’ che il singolo evento. Con i suoi particolari.

Concordo con quanto detto da Luce nella Rete:

Ancora una volta le istituzioni si comportano come dei dilettanti ed i giornalisti sono totalmente incapaci di dare le notizie nel modo e nella giusta misura. Non possiamo proprio fare a meno del calcio? Io mi preoccuperei di ben altro. Un paese civile non può fare a meno di certezza del diritto, sicurezza e prevenzione.

Anche se mi muoverei su temi diversi, ma l’idea di partenza e’ comunque questa.

Mi sembra che molta dell’informazione in Italia, che abbia un certo riverbero nella Comunita’, sia molto piu’ vicina allo stile di Novella 2000 che ad un’informazione degna di una democrazia occidentale, all’affacciarsi di problemi come questo, ad esempio…
-> EIA: la produzione cala ancora.
Oppure questa trovata dell’ENEL magari,
-> Bioraria ENEL: l’ennesima “idea” geniale?

Qualcosa di utile per riempire i nostri discorsi quotidiani, dal rapporto 41, a qualche sfogo legittimo

Nei giorni di freddo che stiamo iniziando a vivere, il pensiero sulla bolletta energetica che ci ritroviamo sul groppone e su come stiamo cercando di affrontare la questione, arriva inesorabilmente a galla nella mia coscienza…

Il nostro peso ecologico, insomma.

A volte mi viene il dubbio che l’intelligenza collettiva non sia cosi’ intelligente, a dirla tutta.
Oppure che faccia fatica ad emergere, ancora con sempre maggior chiarezza.

Forse anche in relazione al vecchio discorso sull’opinione pubblica e il suo ruolo.
[ un’ottima sintesi di spunti su questi aspetti, fatta tempo fa ]

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[ _altro post mediamente tecnico e non lungo .) _]

Visto che mi sento in tema di esempi di applicazione del Semantic Web, in confronto a tecniche consolidate di text-mining e di ricerca, ho scovato un altro esempio very cool, che stavolta non faro’ direttamente io pero’.

Mi sembrava particolarmente significativo.

-> Querying DBpedia - And looking forward to more.

Per chi non lo sapesse, Dbpedia e’ uno dei progetti di maggior successo nel far arrivare alla massa il significato e i reali vantaggi che il Semantic Web porta con se’. [ ne avevo parlato un po’ tempo fa ]

-> DBpedia.org

DBpedia is a community effort to extract structured information from Wikipedia and to make this information available on the Web. DBpedia allows you to ask sophisticated queries against Wikipedia and to link other datasets on the Web to Wikipedia data.

Bob sta cercando di visionare tutte le possibili scritte che Bart Simpson ha dovuto scrivere alla lavagna a scuola, nella serie dei Simpsons. Non e’ una domanda banale, direi.

Instead of a “Hello World” example, I went with more of an “I will not publish the principal’s credit report” example: a list of things written by Bart on the school blackboard at the beginning of a collection of Simpsons episodes.

La parte piu’ complessa a cui deve andare incontro per formulare la query in SPARQL e’ capire come vengono identificate le risorse di cui ha bisogno: cioe’ che URI usare per identificare Bart Simpson, per identificare la lavagna e qualcosa per la serie o almeno una delle serie del cartone animato.

Once I knew the following three things, I could create the SPARQL query:

  • The Simpson episode Wikipedia pages are the identified “things” that we would consider as the subjects of our RDF triples (or, put another way, as the objects in the {object, attribute name, attribute value} triplets that contain our data).
  • The bottom of the Wikipedia page for the “Tennis the Menace” episode tells us that it is a member of the Wikipedia category “The Simpsons episodes, season 12”.
  • The episode’s DBpedia page tells us that p:blackboard is the property name for the Wikipedia infobox “Chalkboard” field.

Questo perche’ nel mondo di RDF tutto e’ almeno una TRIPLA di informazione, dove ogni componente puo’ essere un URI, un modo univoco di identificare qualcosa.
Questo e’ ancora lo scoglio piu’ grande in effetti, da rendere trasparente per l’utente medio, per capire come chiedere qualcosa al sistema.

Ma, se ci pensiamo, non e’ un problema da poco identificare qualcosa a livello non ambiguo, e a livello mondiale.
E’ vero che ci sono piu’ modi per identificare la stessa cosa, e ognuno puo’ usare il suo, a patto che dica che quel modo e’ equivalente ad un altro gia’ conosciuto, in modo da potersi gestire con la transitivita’ della referenza che si sta facendo. [ owl:sameAs docet ]

Ma su questo ci torneremo. ( un dibattito durato parecchio sulla questione delle URI, qc ne avevo accennato tempo fa, molto per fortuna e’ cambiato in meglio, stay tuned ).

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Matteo Brunati

Attivista Open Data prima, studioso di Civic Hacking e dell’importanza del ruolo delle comunità in seguito, vengo dalle scienze dell’informazione, dove ho scoperto il Software libero e l’Open Source, il Semantic Web e la filosofia che guida lo sviluppo degli standard del World Wide Web e ne sono rimasto affascinato.
Il lavoro (dal 2018 in poi) mi ha portato ad occuparmi di Legal Tech, di Cyber Security e di Compliance, ambiti fortemente connessi l’uno all’altro e decisamente sfidanti.


Compliance Specialist SpazioDati
Appassionato #CivicHackingIT


Trento